Mis(S)conosciute - La newsletter #10: Susan Sontag, Giulia Zavagna e Amparo Dàvila
Scrittrici (e altre cose) tra parentesi
Ciao!
Questa è la newsletter di Mis(s)conosciute - scrittrici tra parentesi: noi siamo Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio e in questo spazio parliamo di tutto ciò di cui secondo noi si parla ancora troppo poco e di tutte quelle tematiche sulle quali vorremmo porre l’accento e accendere riflessioni.
Non sappiamo voi, ma questo mese di dicembre ci trova carichissime!
In pochi giorni abbiamo:
fatto uscire la prima parte della puntata speciale sulle sorelle Giussani: è speciale perché le protagoniste per la prima volta sono due, perché ci sono i nostri fratelli, c’è la bellissima colonna sonora di Giulia Zaniboni e Gianluca D’Amico Parra e soprattutto c’è una lunga intervista (che vedremo di proporvi in integrale prossimamente) ai Manetti bros, i registi di Diabolik nelle sale il prossimo 16 dicembre;
abbiamo preparato la seconda parte della suddetta puntata, che uscirà il 15 dicembre (da fini strateghe quali siamo, come nella newsletter precedente);
abbiamo presentato Mis(S)conosciute alla festa di Natale di Scintille Bookclub, alla vetreria di via Dalmazia a Parma: abbiamo finalmente rotto il ghiaccio dal vivo, incontrato tanta bella gente e presentato un nuovo gadget***
siamo entrate a far parte del programma Spreaker Prime, una cosa di cui vi parleremo con dovizia di particolari più avanti;
abbiamo fatto un salto a Più libri più liberi, la fiera dell’editoria indipendente di Roma, dove siamo andate a fare scorta di nuove autrici e a conoscere persone con cui avevamo avuto solo scambi epistolari, in vista - si spera - di collaborazioni fruttuose.
La prima collaborazione comincia proprio da questo numero della newsletter ed è con Edizioni Nottetempo: grazie a loro possiamo regalarvi dei codici sconto per l’acquisto delle opere di Susan Sontag, la bio(S)conosciuta del mese.
I codici funzionano sul sito di Nottetempo dall'8/12 all'8/01/22 e sono:
SONTAG21EBOOK per avere il 10% sugli ebook
SONTAG21LIBRO per avere il 5% sui cartacei dell'autrice.
Per attivare i codici:
inserire i titoli nel carrello
in alto a destra vedrete il numero dei titoli inseriti
andare su "visualizza e modifica carrello"
da lì selezionare "attiva codice sconto"
inserire il codice
procedere al check-out
Speriamo possa essere un’iniziativa mensile: ogni mese una casa editrice diversa che pubblica i libri delle autrici che raccontiamo nel nostro progetto.
Infine concedeteci un minimo spazio autocelebrativo: come spesso vi abbiamo raccontato - e come traspare dalle pillole in video che saltuariamente ci ricordiamo di fare - il nostro rapporto con le “parole parlate” non è dei migliori. Siamo tre timidone e strumenti come la newsletter e il podcast - in cui nulla è lasciato al caso - ci salvano la vita e assolvono alla nostra necessità di comunicare.
Ogni altra forma è per noi uno sforzo: perciò siamo grate a Camilla Mineo e Caterina Bonetti di Scintille per averci trascinato in quest’avventura (che ci è piaciuta, e molto, e che speriamo di replicare il prima possibile in altre location!). È stata una terapia d’urto per quella malattia che la nostra amica Valentina Aversano, che pure ne è (ne era?) afflitta, chiama parebruttismo, “quella cosa che la gente ti dice Eh però, non si fa così, poi pare brutto se fai così, stai al posto tuo”. E lo sapete qual è l’unica cura per il parebruttismo? Dire di sì. Ecco, noi per una volta abbiamo detto di sì, e se siete come noi, che dite di no perché poi pare brutto, forse dovreste cominciare a farlo.
Fine momento autocelebrativo, inizio momento autopromozionale.
Come avrete notato se ci seguite sui social, e come abbiamo scritto qualche riga più in su, c’è un nuovo gadget*** che potete comprare se volete sostenerci o se semplicemente volete un bell’oggettino da regalare per Natale (corrieri permettendo!) o sfoggiare sui muri di casa vostra.
Sì perché quest’anno, con la sempre preziosa collaborazione di Monica Lasagni e della cooperativa sociale di riabilitazione psichiatrica Litografi Vesuviani, abbiamo stampato un pregevole calendario 2022. Il calendario è ora disponibile anche online, nella pagina shop del nostro Ko-Fi e ci sono diverse tipologie di acquisto:
In vista di Natale, ogni prodotto acquistato sarà impacchettato e infiocchettato con cura, badando ad ogni dettaglio, così da esser pronto per essere donato!
Le spedizioni saranno affidate a poste italiane, con posta 1 con esito di consegna: per chi è a Roma o a Parma (o a Reggio Emilia o talvolta a Milano) è possibile organizzarci per una consegna a mano.
Proprio perché è un periodo molto affollato per corrieri e poste, vi consigliamo di assicurarvi la vostra copia del calendario entro il 10 dicembre: noi prepareremo subito i pacchetti e ci impegneremo a inviarli il prima possibile. Occhio che ne sono rimasti solo una cinquantina!
Ogni illustrazione del calendario è corredata da una citazione letteraria delle scrittrici protagoniste del podcast e delle autrici da noi più amate. Speriamo di poter realizzarne ogni anno uno diverso, così da dare spazio a tutte le autrici che secondo noi meritano di essere più lette, conosciute, ascoltate, amate.
Buon inizio dicembre a tutt*!
GIULIA ZAVAGNA LEGGE AMPARO DÀVILA
Giulia Zavagna è nata nel 1986 a Santa Margherita Ligure e vive e lavora a Roma. Traduce narrativa e saggistica dallo spagnolo. Ha tradotto, tra gli altri, Julio Cortázar, Amparo Dávila, Salvador Elizondo, Horacio Quiroga, e autori contemporanei come Selva Almada, Paulina Flores, Ariana Harwicz e Rodrigo Hasbún. La sua traduzione de La parte inventata di Rodrigo Fresán è stata finalista al Premio Babel-Laboratorio Formentini nel 2020.
Dal 2014 lavora per edizioni SUR in qualità di editor e redattrice, curando la collana latinoamericana dalla scelta dei titoli al visto si stampi. È docente di traduzione, revisione e scouting editoriale presso la Scuola del libro.
Amparo Dávila, una scrittrice indecifrabile
«La letteratura è stata per me come una lunga e cocciuta storia d’amore nella quale – l’ho sempre confessato – sono stata un’amante incostante, ma mai infedele, e ogni volta che la vita me lo ha permesso sono tornata a lei».
Da Apuntes para un ensayo autobiográfico
Occhi grandi e profondissimi, e dentro un’infinità di mondi, specchi e ombre. Se n’è andata a novantadue anni il 18 aprile del 2020, un día soleado, come voleva lei. L’Italia era in pieno lockdown, la primavera era lontanissima fuori dalla finestra e io stavo traducendo alcuni suoi racconti, poi pubblicati da Safará nel volume L’ospite e altri racconti.
Lei è Amparo Dávila, una delle grandi signore del racconto messicano, e durante quei mesi di vero isolamento – forse il tempo più surreale e incomprensibile che abbiamo mai vissuto – mi ha sussurrato all’orecchio storie surreali e misteri incomprensibili, e personaggi a loro volta isolati, fisicamente o mentalmente. Donne e uomini spesso intrappolati in un ruolo, in un cliché, in una paura, e però mai fermi, mai disposti ad arrendersi. A me, chiusa in casa da eterne settimane, più che mai impigliata fra le sue parole, sembrava a tutti gli effetti di vivere dentro uno dei suoi racconti, così reali e al tempo stesso inquietantemente insoliti, densi di una minaccia sempre invisibile, eppure presente. Con un ricordo così, non potevo che scegliere di raccontare Dávila: maga e autrice misconosciuta per eccellenza, diventata di culto solo in tempi recenti, dopo che le sue opere hanno circolato in forma di fotocopie sottobanco per quasi cinquant’anni.
Nata nel 1928 a Pinos, paesino di minatori nello stato di Zacatecas, Dávila racconta di aver passato l’infanzia a ripararsi dal vento e dal freddo nella grande casa di famiglia e a guardare la vita passare fuori dalla finestra, «anzi, la morte, perché la vita si era fermata da molto tempo in quel posto». Di salute cagionevole, è stata la sola di quattro fratelli a sopravvivere all’infanzia, fatto che l’ha condannata ad anni solitari: oltre ai suoi gatti e cani, con i quali scappava spesso in montagna a raccogliere erbe e fiori, a farle compagnia c’erano i libri, ben presto scoperti nella biblioteca del padre.
«La scrittura si è manifestata in me come una necessità naturale e una forma d’espressione ineludibile», racconta, ed era giovanissima quando ha cominciato a scrivere poesie ispirate ai salmi imparati alla scuola cattolica. Del 1950 è infatti la raccolta Salmos bajo la luna, che anticipa di pochi anni la sua decisione di trasferirsi a Città del Messico, contro il volere del padre, per inseguire una carriera nelle lettere.
I problemi di salute e soprattutto i fantasmi dell’infanzia non hanno però mai smesso di aleggiare su di lei: si dice addirittura che soffrisse di «terrori notturni» (un po’ Edgar Allan Poe, un po’ Emily Brönte) e che abbia dormito per tutta la vita con la luce accesa sul comodino. Ed è proprio da queste esperienze – dalla vivencia che le stava tanto a cuore –, che prendono sostanza i suoi racconti. Un’opera esigua, fatta di tre sole raccolte: Tiempo destrozado, che esce nel 1959 e contiene buona parte delle sue storie più celebri, fra cui L’ospite; Música concreta, pubblicato nel 1964; e Árboles petrificados che nel 1977 viene accolto con il Premio Xavier Villaurrutia, massimo riconoscimento delle lettere messicane, in precedenza assegnato a giganti come Juan Rulfo e Octavio Paz, solo per citarne un paio.
«Non dimenticherò mai il giorno in cui venne a vivere con noi. Mio marito lo portò con sé di ritorno da un viaggio. All’epoca eravamo sposati da quasi tre anni, avevamo due bambini e io non ero felice».
Dal racconto «L’ospite»
Amatissima da Julio Cortázar, in molti in passato hanno voluto accostarla alla Generación de Medio Siglo – accanto ad autrici come Guadalupe Dueñas, Rosario Castellanos, Elena Garro –, ma lei si è sempre chiamata fuori da ogni etichetta e categorizzazione, al punto da mettere in crisi buona parte dei critici per la sua fama di scrittrice indecifrabile, come racconta lo scrittore messicano Alberto Chimal nella bella prefazione a L’ospite [disponibile in lettura su Osservatorio Cattedrale].
Accostandola a Shirley Jackson e al perturbante, in molti oggi vedono nella sua opera una precoce critica al machismo e alle contraddizioni della società messicana, e leggendo i suoi racconti alla luce del femminismo saltano in effetti agli occhi temi quali il corpo, la sessualità, il desiderio, ma anche la follia, la violenza, la tendenza all’autodistruzione.
Quel che è certo è che le sue pagine sono attraversate da una cifra di modernità pressocché indefinibile, fuori dal comune. Prendo in prestito le parole di Chimal che ne dà una perfetta definizione: «Nei suoi racconti, il mistero non si spiega mai, né viene mitizzato, ma rimane informe, diventando quindi fonte inesauribile di angoscia, di inquietudine. Chi legge Amparo Dávila non saprà mai esattamente identificare le minacce che le sue protagoniste, quasi sempre donne, si trovano ad affrontare. Come scaturisce la pazzia, perché avviene l’invasione di creature misteriose, quando è cominciata la dissoluzione della realtà stessa: sono domande a cui nessuno può rispondere. E nei mondi di Dávila, il massimo che si può fare è tenere a bada il pericolo».
Che Dávila racconti di donne perseguitate da creature senza nome né volto, di uomini convinti di incontrare il proprio doppio, di animali sul punto di essere sacrificati, di paure di colpo tanto reali da far perdere la testa, si tratta sempre di questo: tenere a bada il pericolo, la pazzia, l’oscurità.
Leggerla oggi è stupirsi per come riesce a raccontarci da lontano; tradurla è innamorarsene, riconoscersi, affrontare quell’oscurità, e da allora portarla con sé.
«A volte vedevo centinaia di piccoli occhi attaccati al vetro gocciolante delle finestre. Centinaia di occhi rotondi e neri. Occhi brillanti, umidi di pianto, che imploravano misericordia. Ma in quella casa non c’era misericordia. Nessuno si commuoveva di fronte a quella crudeltà. I loro occhi e le loro grida mi seguivano, e mi seguono ancora, dappertutto».
Dal racconto «Alta cucina»
SUSAN SONTAG
Quando si osserva una fotografia di Susan Sontag si è colpiti dalla forza che la donna ritratta emana. Dietro l’apparente staticità della posa si vede una persona impegnata a pensare, quasi si intuisce il vortice di pensieri che cercano un ordine dietro quello sguardo intenso, il movimento di idee che la sua mente irrequieta continua a cercare.
Alcune delle sue fotografie più belle, più intense sono quelle scattate dalla famosissima fotografa Annie Leibovitz, compagna di vita di Susan Sontag per gli ultimi 15 anni della sua vita.
Susan Sontag, scrittrice, intellettuale, saggista e filosofa statunitense, è stata animata per tutta la sua vita da quel vortice di idee alla perenne ricerca della comprensione e della staticità della parola scritta su un foglio bianco.
Nasce a New York il 16 gennaio 1933: il suo nome è Susan Rosenblatt e i genitori, Mildred e Jack, sono commercianti e vivono in Cina. Susan e la sorella, nata qualche anno dopo, vengono affidate alle cure di una tata e della sua famiglia, Rosie, mentre i genitori continuano la loro vita all’estero. Susan ha pochi ricordi del padre, che muore di tubercolosi in Cina quando lei è ancora una bambina: ha solo 5 anni e la notizia le viene data dalla madre, quasi con noncuranza, durante un pranzo qualsiasi.
La famiglia orfana di padre inizia a trasferirsi con frequenza girando gli Stati Uniti in lungo e largo, fino a quando la madre si risposa con un militare, Nathan Sontag, che dà il suo cognome alle ragazze.
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