Mis(S)conosciute - La newsletter #14: Di iceberg e canoni letterari, partigiane e poesia. Lidia Menapace, Claudia Mencaroni e Vivian Lamarque
Scrittrici (e altre cose) tra parentesi
Ciao!
Questa è la newsletter di Mis(S)conosciute - scrittrici tra parentesi: noi siamo Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio e in questo spazio parliamo di tutto ciò di cui secondo noi si parla ancora troppo poco e di tutte quelle tematiche sulle quali vorremmo porre l’accento e accendere riflessioni. Le newsletter fino a novembre 2021 puoi trovarle qui.
N.B: Da dicembre 2021 non conserviamo più i numeri in archivio!
N.B 2: Da marzo 2022 abbiamo deciso di riportare la newsletter al nostro primo amore: l’audio. Questo numero è “ascoltabile” su Spreaker e su tutte le piattaforme d’ascolto!
I pensieri (o sarebbe meglio specificare, i quesiti) in libertà che aprono questo numero partono da una più ampia serie di domande e riflessioni personali fatte sempre più spesso nelle ultime settimane, complici un’intervista che abbiamo rilasciato a FanPage.it e una serie di accadimenti, fatti, coincidenze, cose lette e successe nell’etere.
Qualche settimana fa, durante una chiacchierata con amici lettori, ci siamo rese conto che dal 2019 a questa parte abbiamo letto praticamente solo libri scritti da donne.
Larga parte del merito va sicuramente al progetto che ha dato vita anche a questa newsletter, il podcast Mis(S)conosciute - Scrittrici tra parentesi: per dare il giusto spazio alle autrici più dimenticate, abbiamo il dovere di riscoprirle, noi per prime. A questo “dovere” professionale si aggiunge la consapevolezza di ciò che abbiamo rischiato di perdere nella nostra esperienza di lettrici se non avessimo dato tanto spazio alle scrittrici.
Ma da dove parte il nostro lavoro di ricerca? Innanzitutto dai testi che hanno scritto. E qui ci scontriamo con il primo problema: la reperibilità e disponibilità dei libri di scrittrici, molti dei quali provengono da angoli polverosi di librerie dell’usato e di disordinatissime bancarelle.
Cosa ci dice questo lavoro di ricerca quasi archeologica della condizione del mercato e delle politiche editoriali in atto negli ultimi decenni nel nostro paese? Ci dice che tante autrici italiane del ‘900 non sono più pubblicate né tanto meno conosciute: potremmo fare innumerevoli esempi e per avere un’idea basta dare un’occhiata al fortunatissimo meme dell’iceberg delle scrittrici del ‘900 che abbiamo pubblicato qualche giorno fa in collaborazione con Chiara de @_imieiritagli_ .
Pensiamo che il successo di questa immagine risieda proprio nel rappresentare visivamente l’abisso editoriale nel quale affondano le scrittrici ancora troppo poco note del secolo scorso, includendo anche autrici di primo piano come Natalia Ginzburg, Elsa Morante e Grazie Deledda. Ci sono arrivati tantissimi feedback e nomi di autrici da aggiungere per cui con Chiara stiamo già lavorando a una versione aggiornata e ampliata.
Purtroppo non crediamo che la “sparizione” delle donne sia solo una sfortunata coincidenza: non a caso nel nostro progetto parliamo di scrittrici “fuori” dal canone, non (solo) perché eccezionali, ma perché letteralmente ignorate dal canone letterario. Nonostante il numero delle scrittrici sia diventato pari a quello degli scrittori, è però mancato, e in parte manca tuttora, il riconoscimento formale dell’importanza del ruolo delle scrittrici.
Ma dove avviene questo riconoscimento? Laddove si forma il canone: e quindi tra i banchi di scuola, nelle aule universitarie, nella ricerca, nei festival, ai premi letterari, tra le pagine di critica letteraria. E cosa ci dice lo stato dell’arte?
Che nei manuali scolastici alle scrittrici è dedicato non più di un trafiletto (spesso riservato a Elsa Morante);
che nei programmi universitari di letteratura italiana contemporanea si studiano per il 90% scrittori e per il 10% scrittrici;
che nel 70% dei corsi offerti non è presente nemmeno una scrittrice né si studia critica femminista;
che a parità di successo di pubblico, gli scrittori sono più presenti delle scrittrici nelle recensioni, nei festival e nei premi letterari (basta guardare al Premio Strega: dal 1947 ad oggi hanno vinto solo 11 scrittrici).
Che impatto ha sulla formazione scolastica, sulla formazione personale e, di conseguenza, culturale e sociale delle persone la mancanza di un punto di vista così importante come quello delle donne? Non leggere ciò che donne dallo stesso valore letterario degli uomini hanno scritto equivale a non considerare metà della popolazione e le particolari visioni del mondo che questa metà porta con sé. E questo è evidente non solo nell’assenza delle scrittrici dai manuali scolastici e dalla ricerca universitaria, ma ampliando il raggio d’azione possiamo affermare che la scarsa conoscenza del punto di vista dell’”altra” ha naturalmente risvolti politici, sociali, economici: se non si considerano come paritari il pensiero, la poetica e le idee delle donne sarà difficile raggiungere una vera parità anche in altri ambiti.
Sono queste riflessioni che ci fanno percepire la gravità della smemoratezza del canone letterario e la preoccupante diminutio dell’importanza della letteratura scritta da donne.
Ma questi sono pensieri in libertà che provengono da tre lettrici forti che dedicano il proprio tempo libero alla lettura e allo studio di scrittrici.
E i lettori uomini, dove e come si posizionano? Da qui parte un’altra riflessione articolatasi nelle scorse settimane: ci siamo chieste perché spesso gli uomini non leggono libri scritti da donne? Nelle stesse ore, quasi un caso di telepatia digitale, la stessa domanda se l’è posta la scrittrice Caroline Criado Perez nella sua newsletter Invisible Women, intitolata “Boys don’t want to read books about women” e siamo d’accordo con lei nell’individuare la causa principale nella scuola: nei curriculum scolastici si studiano pochissime scrittrici, le protagoniste femminili sono una minoranza imbarazzante (e spesso scritte da uomini) e nelle letture di approfondimento non si leggono praticamente libri scritti da donne.
E allora per chiarirci ancor di più le idee abbiamo fatto partire un sondaggio su Ig assolutamente non esaustivo ma la cui risposta è stata molto significativa: il 98% delle opinioni è di donne. Solo 3 uomini hanno risposto al sondaggio spiegando che dal loro punto di vista il problema principale è la mancata consapevolezza di aver effettivamente letto soprattutto uomini per anni, collegata anche al problema della scarsa diffusione dei libri scritti da donne. Nel momento in cui questa consapevolezza si interiorizza, il lettore e le lettrici cercano di modificare il trend, andando a cercare, spesso faticosamente, letteratura scritta da donne per colmare le lacune.
Quindi per sintetizzare, i motivi della scarsa lettura di scrittrici sono:
predominanza culturale “maschile” nel sistema scolastico e nel mercato editoriale che condanna le scrittrici italiane alla damnatio memoriae e che incentiva gli scrittori;
una serie di pregiudizi e preconcetti duri a morire legati all’idea che le scrittrici scrivano solo temi vicini alle donne, quindi per un pubblico esclusivamente femminile, mentre gli uomini scrivono universalmente, per chiunque (ehi! questo è un bias!) ;
mancanza di consapevolezza da parte di lettori (e lettrici) nell’essere parte di questo meccanismo che tende a “nascondere” le scrittrici. Quando scatta la consapevolezza del bias, si modificano le abitudini di lettura.
Come fare per puntare i riflettori sulle scrittrici? Bisogna contribuire in tutti i modi a far germogliare una nuova consapevolezza, sia femminile che maschile: le donne ci sono e devono essere rappresentate, o, ancor meglio, rappresentarsi, avendo tutte le carte in regola per farlo benissimo senza la benedizione degli uomini che nei vari ambiti detengono il potere. E questa rappresentazione deve avvenire, di nuovo, nella scuola, nell’università, nei cataloghi editoriali, nella critica e nell’offerta dei mercati editoriali. C’è da specificare che ci piacerebbe non dover fare più una distinzione netta tra letteratura scritta da uomini e da donne, perché vorrebbe dire che si sarà stabilita una sensibilità culturale che non porti più a separare i due ambiti, perché pienamente riconosciuti come paritari e di ugual valore.
Questa sensazione di parità e di egual valore le donne italiane l’hanno sperimentata in un periodo storico ben preciso, quello della Resistenza e della lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale. Il 25 aprile cade l’anniversario della Liberazione d’Italia e anche quest’anno celebreremo l’occasione con la nostra consueta #staffettapartigiana di #missconosciute che, oltre a prevedere la condivisione delle storie di partigiane sui nostri social, avrà anche la forma di una staffetta in podcast, che realizzeremo grazie al contributo di altre voci amiche che racconteranno con noi le donne della Resistenza.
COSE CHE FACCIAMO (DAL VIVO!)
WORKSHOP IN YOUR VOICE
In occasione della mostra IN HER ROOMS di Maria Clara Macrì, curata da Erik Kessels, che Spazio Gerra ospiterà dal 29 maggio al 12 giugno 2022 all’interno del circuito ufficiale del Festival Fotografia Europea di Reggio Emilia, il 28 maggio terremo il workshop IN YOUR VOICE all’interno della rassegna NUTRI.MENTI di Spazio Gerra: una giornata di lavori per dotarsi degli strumenti utili a scrivere e auto-produrre un podcast di argomento culturale. Sarà il nostro primo workshop dal vivo e siamo molto contente di inaugurare questa serie di incontri in collaborazione con Spazio Gerra e la sua piattaforma digitale Alimentari Cult. Tutte le informazioni e le modalità di partecipazione le trovate a questo link!
PRESENTAZIONE COSE SPIEGATE BENE
Nell’ambito della manifestazione Scintille di Editoria, sabato 9 aprile alle ore 17.30, a Parma, Giulia Morelli modererà una speciale presentazione dei primi due volumi di “Cose spiegate bene”, rivista cartacea di il Post e Iperborea Casa Editrice: A proposito di libri e Questioni di un certo genere con Arianna Cavallo e Giulia Balducci, giornaliste de Il Post.
SCONTI E PROMOZIONI
La scrittrice protagonista della rubrica Bio(S)conosciute di aprile è la partigiana Lidia Menapace. In vista dell’anniversario della liberazione del 25 aprile, questo mese abbiamo pensato che sia giusto celebrare le donne che hanno partecipato alla Resistenza e lo facciamo assieme a un editore indipendente molto speciale, Manni Editori, che ha in catalogo Lidia Menapace e Tina Anselmi.
Per l’occasione Manni Editori questo mese ci ha regalato un piccolo codice sconto: il 15% di sconto sui libri Io, partigiana e Canta il merlo sul frumento di Lidia Menapace e La Gabriella in bicicletta di Tina Anselmi.
Per usufruire della promozione Mis(S)conosciute è sufficiente mandare una mail a segreteria@mannieditori.it indicando nell’oggetto “PROMOZIONE APRILE MISSCONOSCIUTE” e finalizzare l’acquisto con l’editore.
La promozione vale fino a venerdì 22 aprile 2022.
Uno spazio in cui una scrittrice ospite consiglia ai lettori di #missconosciute un’autrice da leggere: la sua autrice preferita, una scrittrice troppo poco nota, poco pubblicata, un libro poco conosciuto di un’autrice famosa o la scrittrice che secondo lei tutti dovrebbero leggere.
Claudia Mencaroni legge Vivian Lamarque
Claudia Mencaroni è nata a Brindisi nel 1979, in primavera; viene dalla poesia e dal teatro. Si è occupata di editoria e formazione e cerca modalità di incontro tra persone e storie. Scrive libri per bambini (il suo Seb e la conchiglia è stato finalista al premio Andersen 2019 e Nel regno di Nientepopodimenoché finalista al premio Malerba 2022), compone racconti per i grandi che imparano l’italiano e poesie che legge a bassa voce. Vive a Roma con un marito paziente e due bambini un po’ meno.
Aprile dal bel nome
quando sono nata
io stessa con nomi curiosi
di bei significati
per dire che ero pratolina
e questo e quest’altro
e che dovevo vivere
(da una parte o dall’altra)
per dire donata
(o donanda)
insomma sono nata d’aprile
in montagna
Questa poesia è di Vivian Lamarque e apre la prima sezione della sua prima opera poetica, Teresino del 1981. Sembra fatta apposta per questa rubrica che la ospita proprio nel mese di aprile e che mi dà modo di cominciare a elencare i motivi che mi rendono cara questa poeta: sono pure io pratolina, nata d’aprile, anche se al mare e non in montagna. Questo, capirete, benché romantico è solo un motivo piccolo, ce ne sono ben altri. Ma prima ve la presento: poeta, scrittrice, insegnante e traduttrice nasce a Tesero, in provincia di Trento nel 1946, il 19 aprile. È figlia illegittima, quindi viene data in adozione a nove mesi e cresce a Milano, con una madre e un padre che però muore presto, quando Vivian ha solo quattro anni. A dieci scopre di avere due madri, ma a mio dire scopre di averne tre perché proprio in questo periodo scrive le sue prime due poesie, dedicate alle sue due mamme, e da allora non perde più il legame viscerale con la parola poetica.
Perché ho pensato a lei per questo spazio?
Perché la considero una mia Maestra, la ammiro profondamente e riconosco in lei sguardi che mi riguardano, una confidenzialità con la vita immaginaria di cui sento di avere le coordinate. La capisco, parla una lingua splendente che prende vita da un dire bambino eppure sprofonda in una grandezza affilata, acuta, estremamente consapevole.
Nella sua poesia ci sono simboli e immagini raffinate e quotidiane, c’è una spasmodica e devota attenzione al piccolo, piccolissimo e c’è un costante interloquire con sé stessa: tutto questo mi risuona e mi rende la sua parola familiare e pacificante.
Il signore e la bambina
Chinatosi, qualcosa da terra raccoglieva.
Che cosa?
Credo una foglia, oh no era una microscopica bambina.
Bambina?
Sì, lunga come i millimetri e tutta avvolta in una colorata vestitina.
E dopo averla raccolta?
Dopo la cullò, come il vento una fogliolina.
Questa breve poesia dai versi lunghi, o piccola prosa poetica, è tratta da una delle sue raccolte che più amo: Il signore d’oro, scritta per il dottor B.M. psicanalista junghiano che la seguì per anni e verso il quale Vivian Lamarque ebbe un potentissimo transfert. Qui “la realtà non c’era, era abdicata. / Splendidissima regnava la vita immaginaria”, scrive in un altro componimento, e ha il potere di aprire un cuore con lucchetti questa raccolta di puro purissimo amore. Non c’è strazio per l’amore mancato, ma attesa, devozione, slanci, fiducia. E talvolta tristezza, sì, e dolore anche.
Del resto la tinta del dolore sordo non manca nella sua poesia che è spesso autobiografica e rende un grande ventaglio di vissuti, la poesia che è vocazione, sentiero di ricerca interiore e sodalizio.
Ricordo a memoria gli ultimi versi di una poesia tratta da Madre d’inverno che si intitola “Compro oro”, nella quale confida di aver venduto una spilla appartenuta alla madre
“tanto la tua spilla — ce l’ho infilzata nel petto, mi sanguina, però / ora che l’ho posata qui sulla carta / un poco meno (sai facciamo così noi poeti).”
Eravamo partiti da una specie di elenco di tratti che mi portano Vivian Lamarque vicino al cuore e può darsi che mi sia persa, però, prima di chiudere vorrei ricordarne un ultimo dicendo di tutto quello che ha scritto anche per i bambini, sempre con voce, sguardo e pensiero alla loro altezza, trasmettendo loro la malleabilità della parola poetica che è essenzialmente suono, e riuscendo a entrare anche nella fiaba classica con acume e visione fresca.
Insomma, forse è chiaro quanto io le sia debitrice e affezionata, però anche lei una volta, non so quando, ma l’ha fatto, mi ha rivolto, inconsapevolmente va detto, il suo pennino che, come ha scritto in un caso, “per sempre ha sposato” (da Una quieta polvere).
Alle pratoline
Fioriremo fioriremo
nella gentile terra fioriremo tutti
tutte ogni mattina, io spero
alle sette, di fiorire
pratolina.(Inedito in Poesie 1972-2002)
Prima di chiudere rispondo anche alla richiesta di lasciare traccia di qualche lettura che mi accompagna in questi giorni.
Sulla scrivania che mi guarda beffardo cʼè lʼalbo illustrato Dentro me di Alex Cousseau e Kitty Crowther, edito Topipittori: Crowther è una illustratrice talentuosissima, in grado di dare luce ai paesaggi interiori come pochi, cercatela!
Sul comodino invece ho due libri: La parola buona di Eleonora Ines Nitti Capone, edito Animamundi, raccolta poetica densa e lenitiva che innesca pensieri compassionevoli e fiducia nel genere umano (cosa di cui al momento ho estremamente bisogno) e poi La sapienza segreta della api, edito Liberilibri, raccolta di scritti su mitologia e folklore di Pamela L. Travers.
Quante di voi sanno chi è? Temo sia proprio una degna Mis(s)conosciuta... eppure è lʼautrice della fortunata serie di romanzi che hanno come protagonista una tata che tutti conosciamo: Mary Poppins! Letti con occhi adulti, questi romanzi contengono vero e proprio genio e La sapienza segreta delle api non è da meno.
LIDIA MENAPACE
(1924 - 2020)
“Esiste una definizione giuridica positiva, formale, di che cosa è la guerra. Si dice “guerra: conflitto tra due stati attraverso le armi”. […] Invece la pace non è definita. Non si può dire che la pace è assenza di guerra, perché sarebbe come dire che il triangolo è assenza del quadrato, non si definisce mai una cosa per assenza di un’altra. Non si può nemmeno dire che la pace è la fine della guerra, no, perché il fine e la fine della guerra è la vittoria non la pace. C’è proprio un ampio spazio di definizioni giuridiche quindi conviene aprire un dibattito su che cosa si vuole che sia la pace. Io propongo una definizione che è: “governo non violento dei conflitti”. Vuol dire che si riconosce che i conflitti ci sono, in tutta la vita, tra le persone, tra i territori. Che è possibile tenerli sotto controllo, governarli, attraverso strumenti non violenti. Questa mi sembra una buona definizione di pace. Si può discuterne”.
“Fuori la guerra dalla storia”: questa frase soleva ripetere, come un motto, Lidia Menapace, piemontese, politica e partigiana - nome di battaglia Bruna -, pacifista radicale dal cognome - acquisito - parlante, scomparsa a causa del Covid nel dicembre 2020, a cui è stato risparmiato il dolore di assistere alla deflagrazione della guerra in Ucraina.
Mai come oggi le sue parole-guida sono attuali e ci pongono di fronte all’inderogabile e incontrovertibile principio, da lei propugnato per una vita, che si può e si deve resistere anche senza armi. Lidia Menapace, nata Brisca, viene al mondo a Novara da madre che definisce “ragazza emancipata” e padre geometra, si laurea brillantemente in Lettere all’Università Cattolica di Milano nel 1945 - un relatore definisce la sua tesi “frutto di ingegno quasi virile” - e prende parte alla lotta di Liberazione in Piemonte.
In qualità di partigiana, riveste il ruolo di sottotenente ma rifiuta di imbracciare le armi e professa la non violenza e, a guerra finita, rinuncia al riconoscimento economico derivante da tale carica, che l’avrebbe assimilata a un militare, come scrive nei libri Resisté e Io, partigiana. In queste opere, tra le altre cose, respinge la riduzione del ruolo delle donne a semplici “staffette” in quella fase storica, sottolineando l’apporto politico dato da molte compagne, l’azione di cura attiva esercitata dalle partigiane - e dalle donne in generale con le loro azioni di difesa popolare non violenta - durante la lotta e ricordando che quando si resiste “si resiste come popolo, non come singoli cittadini o cittadine”. Nel dopoguerra si impegna nei movimenti cattolici universitari, in primis la FUCI, e nel 1952 si trasferisce in Alto Adige, dove sposa il medico trentino Nene Menapace, a cui resta legata fino alla di lui morte nel 2004, mentre nei primi anni ‘60 ottiene l’incarico di lettore di lingua italiana alla Cattolica: il suo servizio qui viene interrotto nel 1968, a causa della pubblicazione, da parte sua, del documento Per una scelta marxista. Nel frattempo, nel 1964, è la prima donna eletta per la DC nel consiglio provinciale e nella giunta provinciale di Bolzano, dove riveste, sempre da apripista, la carica di assessora agli Affari Sociali e alla Sanità. Dopo la “cacciata” dai chiostri dell’ateneo ambrosiano, Menapace lascia la DC e si avvicina al Partito Comunista; fa parte del nucleo storico de il manifesto, a cui resta legata, anche come collaboratrice, fino alla metà degli anni ‘80, pur non nascondendo il rapporto conflittuale con Rossana Rossanda, dovuto a posizioni molto distanti nei confronti del movimento femminista. Sul crinale tra anni ‘60 e ‘70 il suo attivismo all’interno del movimento pacifista e femminista è continuo: è promotrice del Movimento Cattolico per il Socialismo e membro laico del Comitato per i diritti civili delle prostitute. La sua produzione intellettuale e il suo ruolo all’interno dell’UDI (Unione Donne Italiane) sono di primo piano: con la sua riflessione e la sua lotta, riesce a trascinare il movimento fuori dallo stallo prodotto dal IX Congresso e a favorire la formazione del gruppo nazionale, producendo documenti fondamentali come Patto tra pensieri politici teoricamente incomponibili e Economia politica della differenza sessuale, in cui dà il via ad una serie di riflessioni sull’“economia della riproduzione”, esaminando quella “scienza della vita quotidiana” che le donne attuano ogni giorno e, interrogandosi sulla natura e la specificità della “cura”, arriva al rifiuto della sua riduzione a mero “lavoro”, poiché, senza cura alle spalle, il lavoro salariato capitalisticamente inteso non esisterebbe nemmeno. Menapace è irriducibilmente pacifista e promuove la Convenzione permanente di donne contro tutte le guerre e la scuola politica sotto l’egida di Rosa Luxembourg, figura bistrattata dalla Storia ma amatissima dalla nostra autrice, che ne indaga il pensiero proto-ecologista e animalista in Donne disarmanti - Storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi. Menapace è anche vicina ad Alma Sabatini, del cui lavoro teorico in materia linguistica con applicazione al linguaggio di genere tramanderà memoria alle nuove generazioni: in Parole per giovani donne, scritto nei primi anni ‘90, dichiara:
« (...) il nome è potere, esistenza, possibilità di diventare memorabili, degne di memoria, degne di entrare nella storia in quanto donne, non come vivibilità, trasmettitrici della vita ad altri a prezzo della oscurità sulla propria. Questo è infatti il potere simbolico del nome, dell’esercizio della parola. Trasmettere oggi nella nostra società è narrarsi, dirsi, obbligare ad essere dette con il proprio nome di genere ».
A fine anni ‘70 si unisce al Partito di Unità Proletaria per il Comunismo e poi fonda il Movimento Politico per l'Alternativa; viene eletta al Senato in quota Rifondazione Comunista nel 2006 e dirige la rivista teorica del partito «Su la testa». Non ha ricoperto - purtroppo - altri incarichi politici, pur essendosi candidata alle elezioni europee nel 2009 con la Lista Anticapitalista “PRC-PdCI” e nel 2018 al Senato con Potere al popolo! Nel 2011 entra nel comitato nazionale dell’ANPI.
Non ha avuto figli e racconta questa sua scelta nel documentario Lunàdigas mentre è recente la notizia che il regista Massimo Tarducci ha girato il film Per Lidia Menapace, appunti di viaggio a Bolzano, che ripercorre la sua vicenda umana e politica.
Una vita spesa contro la guerra, consacrata ai valori della Resistenza e dedicata alla libertà, all’autodeterminazione, al pacifismo radicale e attivo che ripudia ogni forma di scontro violento e che si incarna nell’incontro, rendendo la relazione garante di eguaglianza e di reale emancipazione.
«Molto mi ha giovato la lettura dei testi che le donne vengono scrivendo e pubblicando, ma più ancora – sto per dire – il poterle incontrare, il parlarsi di persona, vedere volti e gesti, inflessioni di voce e timbro di sorriso, sentire quanta parte della ricerca è andata persa per circostanze varie, quali orizzonti apre, quali motivazioni ha avuto».
DATE IMPORTANTI
Il 4 aprile nasce la poetessa statunitense Maya Angelou
Il 10 aprile 1920 nasce Nilde Iotti, partigiana e politica.
Il 14 aprile 1986 muore la scrittrice Simone De Beauvoir
Il 18 aprile 2020 muore la scrittrice messicana Amparo Dàvila.
19 aprile 1912 nasce Clelia Marchi, autrice del famoso diario-lenzuolo conservato al museo del Diario e protagonista di una puntata di Mis(S)conosciute in collaborazione con Pillow Talk Platform.
19 aprile 1928 nasce Luciana Giussani, ideatrice insieme alla sorella Angela del fumetto Diabolik. Ad Angela e Luciana Giussani abbiamo dedicato due puntate del nostro podcast.
29 aprile 1923 nasce la scrittrice Cristina Campo.
DA SCRIVERE
Strategie Prenestine presenta la prima edizione del Premio Letterario Leonina Rondoni. Il concorso, aperto a tutte e tutti, in particolare alle persone residenti nella città di Roma, e nello specifico nel V Municipio, intende premiare la conservazione e la diffusione dei valori di democrazia e antifascismo attraverso la partecipazione attiva.
DA LEGGERE
L’intervista sulla serialità che abbiamo lasciato alla fanzine di Alimentari Cult
Lucia Brandoli su Anna Achmatova su The Vision (è citato anche l’intervento della “nostra” Sara Sermini nella newsletter di marzo);
The man in the woods, un racconto di Shirley Jackson, pubblicato sul New Yorker nel 2014;
Un ritratto della scrittrice e poetessa greca Niki-Rebecca Papagheorghìou per mano del suo editore greco Stavros Petsòpoulos, della quale la casa editrice Argolibri ha da poco pubblicato, in prima edizione italiana, Il grande formichiere – e altre, piccole, favole in poesia, nella traduzione di Elisabetta Garieri, curatrice del volume insieme ad Andrea Franzoni;
Un profilo della partigiana, politica e scrittrice Laura Conti a cura della rubrica "Letteratura e Parlamento" della Newsletter della Biblioteca del Senato;
Un profilo della scrittrice, insegnante, animatrice culturale e consulente editoriale, Gina Lagorio a cura della rubrica "Letteratura e Parlamento" della Newsletter della Biblioteca del Senato;
Un’intervista a Chimamanda Ngozi Adichie in cui l’autrice nigeriana consiglia molti libri interessanti (alcuni finiti direttamente nelle nostre wishlist!);
L’incredibile storia della rivista manoscritta (da donne) Lucciola raccontata da Giulia Siviero su L’Essenziale;
Sceneggiature da scaricare, leggere e “saccheggiare”.
DA VEDERE
Resistere a Roma, un documentario di Giuseppe Ferrara (1966) con un’intervista alla partigiana Maria Teresa Regard;
Il documentario di Liliana Cavani La donna nella Resistenza (1965);
The queen of basketball, il corto documentario che ha vinto gli Oscar, sull’incredibile storia di Lusia Harris.
DA ASCOLTARE
Tintoria #117: un episodio del podcast di Daniele Tinti con Stefano Rapone, ospite Velia Lalli. L’autrice e comica romana dice cose belle, divertenti e soprattutto sensate su tante questioni che ci è capitato di toccare spesso (non ultima, quella di doversi per forza esprimere su ogni argomento per amore di algoritmo);
(a rotazione) No time to die di Billie Eilish, colonna sonora originale dell’ultimo James Bond, che l’ha resa la prima vincitrice dell’Oscar nata nel 21mo secolo (ah, l’anzianità);
sempre in tema premi: ma lo sapevate che nell’album di Jon Batiste che ha vinto il Grammy c’è una canzone con un featuring di Zadie Smith?
Un appassionantissimo radiodramma-podcast cileno: Caso 63;
Indagini, il nuovo podcast mensile de Il Post.
Piccole Donne: la fiction alla radio, tratto dal romanzo omonimo di Louisa May Alcott e trasmesso da Radiodue nel 1956, con Lea Padovani, Vira Silenti, Emma Danieli e Maresa Gallo.
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