Mis(S)conosciute - La newsletter #36: violenza/rinascita, Sarah Kane
Scrittrici (e altre cose) tra parentesi
Solito disclaimer della prima persona singolare a scopi esclusivamente narrativi e bla bla bla. Siamo consapevoli che stiamo inviando questa nl durante il festival di Sanremo e che quindi nessuno la leggerà, almeno nell’immediato, ma mai più di oggi ci è sembrata necessaria. Stamattina a San Giovanni a Teduccio, a pochi km dai fatti che narreremo, è avvenuto l’ennesimo femminicidio. Una storia sicuramente terribile, evitabile? Forse. La trovate su tutte le homepage dei quotidiani, scrollando molto in basso, dopo le interrogazioni parlamentari per il ballo del Qua Qua.
Anche stamattina, come (quasi) tutte le mattine, io e il mio compagno abbiamo aperto gli occhi al suono della sveglia, che non è più manco un suono, è giusto una vibrazione, una scossetta. Anche stamattina, come (quasi) tutte le mattine, si è girato verso di me, mi ha dato un bacio e mi ha detto: buongiorno, amore mio. E questo nonostante il mio alito non sapesse di lavanda (neanche il suo, per inciso), e nonostante durante la notte lo abbia svegliato due o tre volte per farlo mettere sul fianco perché russa come un animale, oppure perché tende a dormire in mezzo al letto e a “occupare gli spazi”, dice lui, “occupare i miei spazi”, dico io.
Da due-tre mesi a questa parte, io (quasi) tutte le mattine mi sento molto fortunata. Mi ci sentivo anche prima, eh, solo che non capivo quanto fortunata. L’ho capito quando ho incontrato R. R. mi ha raccontato che, quando apriva gli occhi, tutte le mattine - senza il quasi - si sentiva apostrofare con “SI E’ SVEGLIATA, LA PUTTANA”. E poi si vestiva per andare a lavoro in un’azienda di confezioni di abbigliamento, e per otto ore era obbligata a indossare un auricolare perché il marito, che in fabbrica non poteva entrare, pretendeva di controllarla, e per otto ore la insultava al telefono.
Più non scopriva nulla su di me, più si innervosiva perché non aveva appigli per condannarmi.
Allora cominciavano discussioni senza senso senza fine, perché cercava un amante che non esisteva. Diceva che si sarebbe fermato solo quando l’avrebbe trovato, ma io pensavo che tutto ciò non avrebbe avuto mai fine, perché l’amante non ce l’avevo.
Sono cominciate le mie paure.
Tante e inspiegabili, lui giocava sul mio essere, sulla mia psiche, sulle cose che mi piacciono, conosceva i miei punti deboli e ne approfittava.
Cominciarono altri maltrattamenti, anche le minacce di morte e io, per paura perché sapevo che lui era imprevedibile, non reagivo, lo assecondavo per tenerlo calmo.
Mia figlia assisteva a tutti i nostri litigi, era inutile dirgli “non davanti alla bambina”, niente lui diceva che se ne fotteva di niente e di nessuno. Tante volte, quando era nervoso, io e mia figlia ci siamo chiuse in camera a chiave, lei tremava, piangeva e io gli imploravo, dicevo “basta ti prego”, ma niente, non si calmava e si finiva o con il vetro della porta rotto o con le serrature sradicate dal legno della porta, con sedie buttate a terra sul pavimento, piatti che volavano e vasi distrutti.
Il 4 marzo 2023 durante una discussione accesa, mi scaraventò il tavolo addosso facendomi cadere a terra, con un dolore lancinante.
Mia figlia uscì dalla camera urlando “Che ti ha fatto mamma?” e io piangendo le dissi che non era niente, che mo’ passava.
Poi come sempre si calmarono le acque e io e lui scendemmo un giorno a fare la spesa, mia figlia disse che voleva andare a fare un giro. Si fermò così dai carabinieri, denunciando il padre e una situazione che ormai era al limite.
Queste cose R. le ha prima raccontate e poi scritte per il corso che abbiamo tenuto per le socie del centro antiviolenza “Donne Insieme” di Arzano. Sono solo una piccola parte di un lungo quaderno che ci ha letto man mano che si componeva, e per lei è stato quasi liberatorio, e per noi una tremenda presa di consapevolezza.
Ci siamo guardate in faccia, e ci siamo rese conto di quanto siamo fortunate. E non (solo) perché abbiamo compagni che - banalmente - non ci menano. Siamo fortunate perché abbiamo famiglie che ci sostengono, perché a nessuno dei nostri genitori sarebbe mai venuto in mente di dire te lo sei sposato, adesso te lo tieni, oppure la tua vita è finita ormai, dove devi andare e quindi avremmo, eventualmente, un luogo accogliente in cui tornare. Siamo fortunate perché abbiamo avuto la possibilità di leggere, di studiare. Abbiamo avuto la possibilità di avere una possibilità. Siamo fortunate perché abbiamo un’indipendenza economica che ci rende libere.
Le storie di queste donne sono così diverse e così uguali. Abbiamo scoperto ad esempio che N. e D. avevano figlie della stessa età che frequentavano la stessa classe nella stessa scuola superiore. Nessuna delle due ha mai saputo che l’altra subiva regolarmente violenze, finché un giorno si sono incontrate al centro e hanno capito che non erano sole.
Le abbiamo invitate, nei loro esperimenti di scrittura, a focalizzarsi sulla loro personale e dolorosa epifania. Questo è ciò che ci ha regalato I.:
Ho il corpo tutto indolenzito ho le braccia rosse ho la tachicardia.
Questa volta ho avuto paura di non farcela.
Mi asciugo le lacrime che non riesco a trattenere.
Mi rendo conto che ho bisogno di un aiuto esterno.
Ho bisogno dei Carabinieri.
E ho ripetuto quello che pensavo ad alta voce.
Ho subito troppo tutti i tipi di violenza quella fisica quella psicologica quella economica.
Mi è stata negata la possibilità di lavorare. Mi è stato negato l’accesso ad un conto corrente personale. Mi è stato negato un semplice libretto di risparmio.
Avevo subito umiliazioni in pubblico e in privato.
Ora basta.
La vita è mia, il Signore me l’ha data, nessuno ha il diritto di togliermela.
Questa volta vado dai Carabinieri a denunciare questi 28 anni di maltrattamenti.
E lui con la sua solita risata malvagia mi risponde “non ti crederà nessuno”.
Mi dice tu non sei nessuno, non lavori, non sei una persona credibile.
Mi dice io sono sindacalista, giornalista, vai, vai dai Carabinieri, non mi possono fare niente.
Allora sono andata in bagno con il cellulare. Mi sono girata un video. Mi sono scattata più di una foto dove si evidenziavano i segni dell’aggressione subìta.
Sono andata in camera a vestirmi per uscire.
Vorremmo potervi raccontare solo storie edificanti e a lieto fine. La verità è che il percorso di queste donne è solo all’inizio. Molti degli ex compagni non hanno scontato un solo giorno di carcere e violano con frequenza il divieto di avvicinamento. A volte per controllarle o semplicemente intimidirle con la loro presenza, altre per minacciarle in assenza di testimoni. Una sera M. è arrivata a un incontro sconvolta perché l’ex marito le aveva detto, per l’ennesima volta, che le avrebbe tagliato la gola.
La loro è una scelta che le ha fatte rinascere, ma è una scelta che pagano ogni giorno.
Proprio M. si è voluta fare gli auguri per il suo quarantesimo compleanno:
Tra poco compio 40 anni. Molte donne festeggiano il loro quarantesimo anno di età come l’arrivo di un traguardo il cui percorso di vita è stato tutto un rose e fiori. Il mio 40 anno invece deve essere l’inizio di una vita che deve darmi esclusivamente gioie.
Perché i miei primi 40 anni sono stati, in moltissime occasioni, sin dall’adolescenza avari di felicità e dolcezze, sebbene lungo il loro percorso ho vissuto la gioia più grande per una donna, quella di essere mamma, ma non quella di essere trattata e considerata come “donna”.
Incontrare il desiderato amore quando si è ancora ingenue e immature pensando che sia quello giusto, come quello delle favole, e solamente adesso - quasi a quarant’anni - ho capito che non era quello vero.
Credendolo vero amore ho nascosto per tanto tempo agli altri il mio dolore, ho ingoiato bocconi amari, ho sofferto in silenzio, sono stata schiacciata. Per lui ho combattuto anche i pregiudizi delle persone. Ho sempre tenuto tutto dentro quasi a scoppiare il petto.
Ora basta!!
Ho avuto la forza di ribellarmi.
Sono più forte e desiderosa di vivere una nuova vita, una vita libera, dove voglio essere “donna”.
Non possiamo che unirci a quest’augurio.
Lunedì 12 febbraio ore 18:00 [ROMA]
Siamo molto onorate di presentare il primo romanzo di Raffaele Calvanese, uno scrittore conosciuto grazie alle connessioni che il progetto Mis(S)conosciute ha creato.
Il suo libro si intitola “Dal mio ufficio si vede il male” edito da Round Midnight Edizioni e lunedì sera ne parliamo con Raffaele presso il centro culturale Moby Dick, in Via Edgardo Ferrati, 3. Vi aspettiamo!
Lunedì 4 marzo [ROMA] - FEMINISM
Quest’anno saremo ospiti di Feminism - Fiera dell’editoria delle donne, il festival che si terrà dall’1 al 4 marzo presso la Casa internazionale delle donne di Roma.
Il programma è in via definizione e vi daremo prossimamente maggiori dettagli sull’orario, intanto segnate in agenda! Parleremo delle nostre scrittrici tra parentesi!
Venerdì 8 marzo Casa Cervi - Istituto Alcide Cervi [GATTATICO, RE]
Parleremo di scrittrici dimenticate e soprattutto di partigiane scrittrici ancora più dimenticate in un luogo simbolo dell’antifascismo italiano. Nelle prossime settimane vi daremo tutti i dettagli.
Keep reading with a 7-day free trial
Subscribe to Mis(s)conosciute - scrittrici tra parentesi to keep reading this post and get 7 days of free access to the full post archives.