Mis(S)conosciute - La newsletter #39: Centenarie: Goliarda Sapienza e Rossana Rossanda
in compagnia di Suaad Genem e Marie Bashkirtsef
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La nostra newsletter di maggio non può iniziare se non celebrando Goliarda Sapienza, autrice tra le più sulfuree, geniali e irritanti del Novecento italiano che tra due giorni, il 10 maggio, avrebbe compiuto 100 anni.
Per l’occasione, il 7 maggio è uscita la prima di 9 puntate della serie Gagliarda Potenza. Vita e opere straordinarie di Goliarda Sapienza che abbiamo realizzato per Emons Edizioni.
Ogni martedì, per le prossime 8 settimane, uscirà un nuovo episodio che ci accompagnerà nella storia della Gattoparda della letteratura italiana.
Il podcast su Goliarda Sapienza è un progetto che abbiamo covato per moltissimo tempo, da quando ormai diversi anni fa ci siamo imbattute nella sua personaggia istrionica e, soprattutto, nella sua scrittura. L’ultimo anno lo abbiamo trascorso con la compagnia dalla sua voce, quella che si trova tra le sue pagine e quella che si può ascoltare nei rari video online.
Durante gli ultimi mesi abbiamo letto, studiato, dialogato con numerose persone che l’hanno conosciuta e la studiano con passione, abbiamo scartabellato negli archivi e visitato i luoghi in cui ha vissuto: abbiamo messo in piedi una vera e propria indagine per cercare di ricostruire la vita fuori dagli schemi di Goliarda, che tanto si è travasata nella sua scrittura.
La serie podcast Gagliarda Potenza è un viaggio sonoro nella scrittura e nella biografia dell'autrice de “L'arte della gioia”, nata 100 anni fa, in cui vita e arte e realtà e finzione si intrecciano di continuo e in cui distinguere la verità dalla bugia non è sempre così facile.
Goliarda è senza dubbio un personaggio romanzesco, a cominciare da quel nome, che sembra un nom de plume e invece è vero. E a un romanzo assomiglia anche la sua storia: l'infanzia catanese in un famiglia anarco-socialista negli anni del fascismo, la formazione durante gli anni della guerra e della Resistenza a Roma, il successo come attrice a teatro e al cinema in seno al Neorealismo, il ritiro dalle scene e la scelta di dedicarsi alla scrittura, i primi romanzi, la povertà, l'arresto per un furto di gioielli e poi il carcere a Rebibbia negli anni '80, la ricerca spasmodica e inutile di un editore per L'arte della gioia, la morte improvvisa a Gaeta, nel 1996, e la gloria postuma che arriva con la pubblicazione del suo romanzo-mondo nel 2008.
E, fra un avvenimento e l'altro, i crolli psichici, i tentativi di suicidio, la depressione ma anche i trionfi, i grandi amori e gli entusiasmi di un temperamento istrionico, complesso, vitalissimo che si è tradotto letterariamente in una sorta di autobiografia continuamente riscritta da una narratrice scopertamente inattendibile, sempre in bilico sul crinale dell’ambiguità che caratterizza la memoria e il compromesso quotidiano tra verità e bugia.
La serie podcast Gagliarda Potenza ripercorre la vicenda esistenziale e artistica di Goliarda Sapienza, esplorandone i temi fondamentali, attraverso una drammaturgia che fa perno proprio sulla continua dicotomia tra identità, memoria e menzogna che è alla base dell’opera della scrittrice e, probabilmente, di ogni vita.
In ogni puntata esploriamo i meandri della sua vicenda letteraria e biografica, confrontandoci di volta in volta con ospiti che hanno conosciuto la scrittrice, studiato e ammirato la sua opera. Da Angelo Pellegrino, marito dell’autrice, erede e curatore dell’opera, alle scrittrici e studiose Anna Toscano, Maria Rosa Cutrufelli, Maria Rizzarelli, Stefania Rimini, Alberica Bazzoni e Alessandra Trevisan, dalla giornalista Silvia Neonato alla traduttrice francese Nathalie Castagné e all’attrice Paola Minaccioni, allieva di Sapienza al Centro Sperimentale di Cinematografia negli anni ‘90.
Ogni episodio è arricchito dalle letture dei brani tratti dalle opere di Sapienza, a cura dell’attrice Paola Pace.
L’illustrazione di copertina è come sempre della nostra sodale, la bravissima Monica Lasagni, autrice dell’intero progetto visivo di Mis(S)conosciute.
Noi, come sempre, nell’affrontare questo progetto ce l’abbiamo messa tutta: speriamo che vi piaccia e vi spinga a scoprire e poi leggere l’opera di Goliarda Sapienza.
Buon ascolto!
Venerdì 10 maggio ore 18:00 - Salone del Libro di Torino - La Pista 500 by Pinacoteca Agnelli [TORINO]
Il 10 maggio, anniversario tondo tondo del 100° compleanno di Sapienza, presenteremo il nostro podcast Gagliarda Potenza: vita e opere straordinarie di Goliarda Sapienza (Emons Record), la cui prima puntata è uscita il 7 maggio su tutte le piattaforme, e parleremo diffusamente della scrittrice centenaria insieme a Ippolita Di Majo, autrice della versione teatrale de Il filo di mezzogiorno, accompagnate dalle letture “sapienziali” di Donatella Finocchiaro e Paola Pace, con la moderazione di Laura Pezzino.
Mercoledì 22 maggio ore 18:30 - Palazzo delle Esposizioni Sala Cinema [ROMA]
Incontro Cosa può un corpo - Parte II - Corpi Discriminati
Attraverso storie personali di transizioni e migrazioni, l’incontro affronta la diversità dei corpi e le discriminazioni che alcuni di essi hanno subito nel corso della storia, cercando di fare chiarezza sull'origine del corpo discriminato poiché diverso dal corpo considerato "normale". Allo stesso modo, vengono prese in considerazione alcune storie di artiste e scrittrici del Novecento, mostrando quanto, anche nel campo intellettuale, sia stata data meno importanza alla produzione creativa delle donne rispetto a quella degli uomini.
Modera Vittorio Parpaglioni Barbieri, intervengono Linda Laura Sabbadini, Isa Borrelli, Giulia Morelli, Maria Lucia Schito, Silvia Scognamiglio, Kwanza Musi Dos Santos
Ingresso libero fino a esaurimento posti con prenotazione
Sabato 25 maggio ore 18:30 - Libreria Tomo [ROMA]
Presentazione Le ciclopi di Manuela Piemonte.
Il 25 maggio presentiamo a Roma la raccolta di racconti “Le ciclopi” (Nutrimenti) della scrittrice Manuela Piemonte, ospiti della libreria Tomo.
Una raccolta di racconti sul mondo di oggi, sulle donne che lo abitano e che devono barcamenarsi tra lavori precari, sconfitte emotive, cambiamenti imprevedibili e molte incertezze. Vi aspettiamo!
Una rubrica dedicata alla letteratura palestinese in cui le autrici e curatrici del progetto divulgativo Oriental Book Club raccontano ogni mese una scrittrice palestinese da scoprire.
La scrittrice: Suaad Genem
Quando si chiede a Suaad Genem (1957) come poter incidere nelle proteste contro il massacro che da mesi sta avvenendo a Gaza, la sua risposta lascia sorpresi e fiduciosi allo stesso tempo:
Non possiamo difendere grandi ideali senza tutelare il rapporto con i nostri affetti più vicini. Non dobbiamo perdere l’umanità che c’è nelle nostre case. Almeno quella. (fonte)
A parlare non è una donna qualsiasi, che osserva le notizie al tg nella sua casa in Inghilterra. Lei è la “cattiva ragazza” che viene dal Paradiso.
Suaad Genem, ora Suaad Genem-George, è ed è stata una donna palestinese orgogliosa della sua identità, che è diventata un modello per il suo villaggio nel distretto di Haifa.
Per alcuni un modello negativo, per altre un esempio da seguire per unire l’emancipazione femminile alla lotta per la Palestina.
Oriental Book Club è un podcast e un progetto di divulgazione letteraria indipendente pensato e scritto da Giulia&Frida. Si occupa di libri dal Mediterraneo, dal mondo arabo e persiano e dall’Asia.
ROSSANA ROSSANDA
(1924 - 2020)
Cento anni fa, il 23 aprile del 1924, nasceva in una terra di frontiera, a Pola (nell’attuale Croazia), la giornalista, scrittrice e politica Rossana Rossanda.
Scomparsa a 96 anni nel settembre del 2020, Rossanda è stata una figura di spicco della scena culturale e politica del secondo novecento italiano.
Tra le fondatrici del quotidiano il manifesto, intellettuale e dirigente del PCI, come è accaduto a molte persone della generazione nata in piena era fascista, la coscienza politica di Rossanda matura durante gli anni della Resistenza.
In occasione del centenario, la ricordiamo soffermandoci sul periodo della sua vita in cui entra nella Resistenza come staffetta partigiana nell’area di Milano con il nome di battaglia Miranda. Aveva solo 19 anni ed è un periodo che nella sua autobiografia La ragazza del secolo scorso (Einaudi, 2005), ripercorre con spietata lucidità e senso critico, analizzando la giovanissima se stessa, rappresentante di un popolo da lei definito “grigio” che, dietro lo scudo dell’impotenza o di una indifferente complicità, aveva permesso al fascismo di manifestarsi e radicarsi prima di scuotersi e scegliere da che parte stare.
Donna di grandi passioni, Rossana Rossanda “ha sempre continuato ad essere combattente, a prendere parte e posizione” per tutta la vita, come ha ricordato più di una volta la sua grande amica e collega Luciana Castellina.
«Guardo alle mie date: a quindici anni è la guerra, a venticinque la guerra fredda, a trentacinque è il comitato centrale del più grosso partito comunista d'occidente, a quarantacinque questo partito si libera di me... a cinquantacinque eccomi qui, nel riflusso dell'onda d'una mareggiata di cui conosco le andate e i ritorni, e che mi trascinerà sempre. La mia persona è scandita dai fatti altrui, Stalin non l'ho scelto, le masse non sono una frequentazione facoltativa, sono entrate e uscite decidendo i tempi di me-donna. Donna? E le altre donne? Il rombo di questo tempo è stato così forte che la voce delle donne non la ricordo; quella che decifro oggi nelle amiche femministe non l'ho avvertita mai prima. La donna era un dolore aggiunto, un particolare modo di patire o di fuggire.» (Le altre, p.11).
«M'è rimasta la vergogna di non aver ballato una sola estate, non aver avuto quel che si dice una giovinezza vera. Che roba è aver quindici anni nel 1939 e ventuno nel 1945? Per questo sono noiosa. E allarmata. Tutto quel che non è successo è perduto, ma tutto quel che è successo può tornare a succedere. Così eravamo incastrati dentro quel tempo crudele e indeciso.»
Rossana Rossanda trascorre l’infanzia in Istria in una famiglia irredentista, a Pola, oggi in Croazia, dove nasce nel 1924. All’epoca Pola era ancora Italia (lo è stata dal 1923 al 1947) e dunque la sua origine appartiene a un territorio ibrido, fluido, dove l’identità è indefinibile: “Non ho radici: c’è sempre un pericolo nelle radici, nell’etnia, nell’appartenenza”.
La crisi del 1929 colpisce duramente la famiglia Rossanda, che si trova a non possedere più nulla, dall’oggi al domani. Rossana e la sorella, ancora bambine, vengono affidate alle cure di due zii di Venezia, dove vivono gli anni iniziali dell’adolescenza prima di trasferirsi a Milano con i genitori. Durante i bombardamenti, la loro casa viene colpita e, come molti, vengono sfollati in periferia, a Olmeda, spostandosi quotidianamente tra la città e la campagna.
Brillante studentessa al liceo classico, ha fretta di capire, imparare e, mossa dalla volontà di non perdere tempo, anticipa la maturità di un anno per poter iscriversi a 17 anni all’università. Sogna di diventare bibliotecaria e di vivere nel silenzio di una sala di lettura, circondata dai libri. Rossanda ha appena 19 anni quando entra nella Resistenza. Fino a quel momento, la sua coscienza sulla realtà esterna era come sopita, anestetizzata, come scrive con grande spirito critico ripensando alla giovane se stessa nella sua autobiografia La ragazza del secolo scorso (2005):
«Il silenzio nel quale mi ero avvolta mi pareva tutto fuorché innocente, perché non è che scoprissi adesso un fascismo prima invisibile, e quel che minacciava non avevo voluto pesarlo, interrogarlo, prenderlo sul serio fino in fondo. Non capivo subito quel che avevo ignorato e mi veniva addosso. Il mio era stato tutto un difendermi, scappare. Molti avevano taciuto soffrendo, io no. Non potevo esclamare: finalmente resistiamo. Né avrei potuto gridare un giorno: «Io c'ero». Io mi ci sono trovata. Non ho glorie da sventolare, non ho chiesto il diploma di partigiana che mi hanno mandato.»
Quando il 25 luglio 1943 cade il fascismo, nella giovane Rossanda qualcosa si smuove:
«Dove ci eravamo lasciati portare, stupidi, ignavi, pazzi. Non solo l’oggi ma lo ieri cambiava forma. Che era stato? E noi che cosa eravamo stati? Che cosa avevamo capito, che cosa avevamo permesso? Fu un agosto di collera e di impotenza, era troppo quel che non avevo visto o capito, che avevo allontanato o disinnescato. Ero travolta, furente, tradita dai silenzi altrui e dalla opacità mia.»
All’università le discussioni sono accese: bisogna scegliere da che parte stare. Allieva del filosofo Antonio Banfi, di fronte al suo smarrimento il professore le suggerisce un elenco di testi da leggere per capire dove collocarsi in quei tempi bui e a introdurla nel movimento della Resistenza: “Non era una scoperta, era una presa d’atto senza più rinvii possibili. Addio alla mia intangibilità, addio al sobrio e tiepido futuro, addio all’innocenza”.
«Dal settembre del 1943 all'ottobre del 1945 è un tempo che mi è parso lunghissimo. Raggiungere la Resistenza era stato semplice, la rete attorno all'università era funzionante, era bastato far sapere a Banfi che ero pronta. Piú duro fu arrendermi alla realtà, scalciando per non aver capito che alle tempeste del mondo non si sfugge. […] Qualcosa di molto interiore doveva avermi detto che in ogni caso a una donna non succede, scampano alla trincea - la guerra sarebbe rimasta una frequentazione facoltativa. Invece mi era venuta addosso.»
Per due anni Rossanda è la partigiana Miranda, staffetta nella zona di Milano e provincia: il suo compito era tenere i collegamenti, consegnare materiale di contrabbando sotto la copertura della giovane studentessa che si sposta tra l’università in città e la provincia dove vive. Durante le molte missioni, non tutto filava sempre liscio e più volte è stata sul punto di essere scoperta.
«Incontravo persone con le quali non avrei avuto a che fare senza la guerra, ci si guardava, forse non ci si sarebbe più visti, ci passavamo comunicazioni, carte, medicine, armi. Per due o tre anni non conoscemmo che il nostro nome fittizio, di rado sapevamo ciò che quel transitorio compagno era stato prima e ci consegnavamo reciprocamente le vite - un errore e si poteva cadere e far cadere. Chi scrive di quel tempo sui soli documenti non capisce che cosa furono quei rapporti, un fare preciso e un pensarsi caotico. Stavo in un'avventura di molti, accettando di fare e andare dove mi era detto, non molto, nulla di impossibile; il più era ripetere gesti e strade ignorando se qualcuno mi osservava, sapendo di contar poco e però sussultando davanti ai proclami di Kesselring, freschi sul muro, che mi informavano come per meno del niente che facevo sarei stata impiccata. Essere impiccata mi faceva orrore, li ho visti gli impiccati, il collo storto, le membra lunghe e abbandonate.»
Ricordando il 25 aprile 1945 Rossanda scrive:
«Era una liberazione, la Liberazione. La fine di un'angoscia, la fine di un'epoca, si sarebbe ricominciato tutto, per qualche giorno fui trasportata anche io. In quel disordinato formarsi di un altro paese, da gente che veniva da ogni parte, scomposte le esistenze e le idee, turbata da sensi di colpa e dubbi sul passato e una tardiva speranza, sentivamo soltanto che tutto era da rifare.»
Nell’immediato dopoguerra entra nelle fila del partito comunista e, facendo tesoro degli anni appena vissuti, tenta davvero, con il suo impegno, di ricostruire un paese diverso: dirigente della sezione culturale del PCI, sua è la gestione per lungo tempo della Casa della cultura di Milano, è implicata nell’attività di fondazioni impegnate soprattutto sul fronte del lavoro a favore della nuova classe operaia. Nel 1969 è tra le fondatrici della rivista che darà poi vita al quotidiano il manifesto. Sul suo essere comunista, scrive:
«Io ero diventata comunista nell'ottobre del 1943, quando mi scoprivo un fuscello nel precipitare del mondo, e Marx e Laski e Lenin, per diversi che fossero, mi avevano ugualmente mostrato che quel precipitare era stato determinato da forze nelle quali nulla c'era di fatale. E che se non se ne fosse cambiato il dispositivo non ci sarebbe stata alternativa all'imbarbarimento. E cambiare si poteva ma sarebbe stato - la guerra lo mostrava - terribilmente faticoso. È una scelta di ragione. Può darsi che l'aver patito sulla mia propria infanzia quell'essere travolti dei miei genitori dal terremoto del 1929, abbia determinato una intolleranza per l'eterodirezione delle esistenze che non ho mai dismesso. Non è una teoria, è una parte di me. Come sopportare che i piú fra coloro che nascono non abbiano neanche la possibilità di pensare a chi sono, che faranno di sé, l'avventura umana bruciata in partenza? O c'è un Dio tremendo che ti mette alla prova e compensa nell'aldilà, o non si può accettare. Non ho fede e non posso che cercare di cambiare - anche ridurre, lenire (non sono una fantastica) - uno stato delle cose al quale non posso stare. Non è una scelta, è una condizione.»
Rossanda con il suo lavoro e la sua dedizione totale alla causa della politica, intesa come strumento per creare un mondo migliore per tutte e per tutti, vive dall’interno i mutamenti, le grandi crisi (come quella che nel 1953 scosse il PCI e l’opinione pubblica globale in seguito al XX congresso dell’Internazionale comunista che svelò i crimini di Stalin) e le evoluzioni della storia politica, culturale ed economica dell’Italia dal secondo dopoguerra in poi. Vicina ai maggiorenti del partito comunista italiano e ad altri grandi protagonisti della vita politica e sindacale del paese, Rossanda osserva la realtà e, con uno sguardo dall’alto sulle cose, riesce a decifrare ciò che accade nel tessuto sociale del paese e, dunque, i sommovimenti che scuotono il mondo politico e culturale.
Ne La ragazza del secolo scorso, pubblicato nel 2005, quando aveva 81 anni, Rossanda ripercorre la sua vita che è andata di pari passo con quella del nostro paese, racconta la sua storia personale strettamente intrecciata a quella politica, senza mai risparmiare critiche e rimproveri anche alla se stessa di qualche decennio prima.
Trascorre la sua vita sempre in movimento: comizi e impegni pubblici la tengono impegnata costantemente in giro per l’Italia e l’Europa e vive tra Parigi e Roma, dove muore il 20 settembre 2020, a 96 anni.
Uno spazio in cui una scrittrice ospite consiglia ai lettori di #missconosciute un’autrice da leggere: la sua autrice preferita, una scrittrice troppo poco nota, poco pubblicata, un libro poco conosciuto di un’autrice famosa o la scrittrice che secondo lei tutti dovrebbero leggere.
DONATELLA MARCATAJO LEGGE MARIA BASHKIRSTEF
Donatella Marcatajo, classe 1990, è un'artista e traduttrice letteraria. Co-founder della rivista d'arte contemporanea Hyperrealism Magazine, per diversi anni ha lavorato nel campo dell'arte, sia esponendo i suoi dipinti a livello nazionale e internazionale e illustrando libri, sia scrivendo articoli per altri blog e riviste di settore.
È l'ideatrice e curatrice di Sylvia Plath Italy, blog e correlate pagine social dedicati alla ricerca e alla divulgazione delle opere della poeta e scrittrice americana, con un particolare interesse alla loro ricezione in Italia. Ha, inoltre, curato eventi dedicati a Plath e ha tradotto il saggio dell'autore inglese Dave Haslam, pubblicato da Confingo Publishing, incentrato sull'esperienza di Plath a Parigi ("La Mia Seconda Casa: Sylvia Plath a Parigi").
“L’oblio…come se non fossi mai esistita”: la breve e abbacinante vita di Marie Bashkirtseff
Il nome di Marie Bashkirtseff potrebbe non risultare familiare a nessuno oggi, ma la sua storia e la sua vita, seppur breve, hanno avuto una grande rilevanza per l’arte e la letteratura del secolo scorso. Pittrice di grande talento, è conosciuta maggiormente per aver scritto, in lingua francese, un diario personale, pensato appositamente per la pubblicazione come la testimonianza di una vita che doveva continuare a essere ricordata. La sua lungimirante visione del mondo e il suo stile di scrittura schietto e pungente l’hanno resa un’importante fonte di ispirazione per numerosi scrittori del Novecento del calibro di Anaïs Nin e Katherine Mansfield.
La vita di Marie Bashkirtseff si presenta come un caso insolito sin dall’enigma della sua data di nascita: per anni, molte biografie e siti di istituzioni importanti hanno riportato (e talvolta riportano ancora) date erronee o incerte. L’origine di quest’impasse sembra essere dovuta alla data divulgata sul suo diario, ovvero l’11 novembre 1860, secondo il calendario giuliano dell’epoca, che oggi corrisponderebbe al 23 o 24 novembre. Il diario, di cui parleremo a breve, è stato però pubblicato postumo e l’anno di nascita volutamente alterato dalla madre dell’autrice per farla apparire più precoce di quanto già non fosse.
Marija Kostantinovna Baškirceva – questo il suo nome per intero – nasce, in realtà, nel 1858 a Havrontsi, in terre ucraine allora parte dell’Impero russo. La sua famiglia appartiene alla nobiltà di provincia: il nonno paterno è stato generale nella guerra di Crimea, e la famiglia della madre appartiene alla dinastia tartara dei Babanine.
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