Mis(S)conosciute - La newsletter #45: Maricla Boggio, Ghada Karmi e
Nell’ultima settimana sono successe due cose, una bella e una… vogliamo dire spiacevole? Quella bella ci riguarda personalmente ed è uno splendido incontro con Maricla Boggio - ma ne parliamo tra poco. Quella spiacevole riguarda, beh, il mondo intero, e stiamo parlando naturalmente dell’elezione di Donald Trump.
Siamo serie, è inutile sostenere che la vittoria dell’una o dell’altra parte avrebbe avuto le stesse identiche conseguenze sugli equilibri globali in generale e su quelli europei in particolare. Nessuna di noi ha fatto la nottata elettorale e/o tifo per uno dei candidati, tuttavia è chiaro che riteniamo questo scenario preoccupante per almeno un paio di motivi. Il primo è l’ulteriore stretta sui diritti riproduttivi delle donne che si prefigura nei mesi a venire. La corte suprema a maggioranza trumpiana non si era fatta scrupolo di intervenire su Roe vs Wade durante la presidenza Biden, possiamo solo immaginare cosa accadrà a partire da gennaio, specie negli Stati repubblicani. Tutto ciò avrà ripercussioni dirette sull’Italia e quindi sulle nostre vite? Non subito, probabilmente. Ma di certo (ri)darà forza ai Pro Vita, che da poco hanno ottenuto l’accesso negli ospedali e sperano sempre di riuscire a entrare anche nei centri antiviolenza per convincere-costringere le donne a non abortire. Mentre chi invece decide di portare a termine la gravidanza ma poi non può/non vuole tenere il bambino e decide di lasciarlo in sicurezza in un ospedale diventa prima bersaglio di appelli di improbabili celebrità senescenti e poi viene direttamente insultata dal personale sanitario.*
Non tira insomma una bella aria. E un’aria ancora peggiore tira riguardo la questione palestinese.
In un appello dell’ultim’ora alle comunità arabe negli Stati uniti - suonato piuttosto disperato - Harris aveva finalmente preso una timida posizione sulla guerra a Gaza, promettendo di porvi fine in caso di elezione. Troppo tardivo? Comunque non è bastato. Sappiamo per certo che uno degli attacchi che le sono venuti da sinistra più di frequente, a parte quelli per il suo passato sbirresco e per una curiosa passione per le armi che poco si addice a una Democratica, riguardava proprio la posizione opaca sulle azioni di guerra di Israele, mai condannate apertamente (neppure in quest’ultimo caso). Invece Trump di prendere posizione non ha mai avuto bisogno. Grande amico di Netanyahu, ha persino accusato Biden di frenare l’azione di Israele (...). Ora i palestinesi temono di essere espulsi definitivamente da Gaza, o peggio.
Essendo noi stesse annichilite e confuse e non potendo prefigurare l’immediato futuro, vi lasciamo con ciò che a caldo, dopo il 5 novembre, hanno dichiarato alcune delle nostre scrittrici e giornaliste preferite: Jamaica Kincaid, Azar Nafisi, Margo Jefferson, Marilynne Robinson, Jia Tolentino e Jane Mayer. Ci sforzeremo di concentrarci sulle cose belle.
*P.S. di aborto negli USA si è parlato molto, ci sono stati anche alcuni referendum - volti a inserire il diritto all’aborto nella costituzione dei singoli Stati - che sono andati più o meno bene, si è anzi detto che Harris ne abbia parlato fin troppo e che questo abbia danneggiato la sua campagna (o non sarà piuttosto che i maschi bianchi americani comunque non avevano alcuna intenzione di farsi comandare da una donna? - a tal proposito, siamo molto curiose di ascoltare Oltre, il podcast sugli incel di casa nostra che ha vinto il premio Morrione, perché il fenomeno comincia a farsi preoccupante anche da questo lato dell’Atlantico).
17 novembre ore 16:00 - Bookcity / Centro Internazionale di Brera via Marco Formentini, 10 [MILANO]
Domenica 17 novembre saremo a Bookcity, a Milano, per presentare il nostro podcast “Gagliarda Potenza - Vita e opere straordinarie di Goliarda Sapienza”. Modera Laura Pezzino!
29 novembre ore 19:00 - Bookish Bookclub / Officine Oz a Via Monte Patulo [ROMA]
Venerdì 29 novembre saremo in compagnia del Bookclub della Libreria Bookish per parlare di Goliarda Sapienza e di altre scrittrici che hanno raccontato l'esperienza della reclusione.
30 novembre ore 9:30 - Eppur ci siamo sempre state / Sala Polifunzionale [Comune di Segni - Roma ]
Sabato mattina saremo ospiti del liceo delle scienze umane “Pier Luigi Nervi” di Segni (Roma) per partecipare al festival letterario “Eppur ci siamo sempre state”: un evento che intende celebrare la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne affrontando il tema dal punto di vista del silenzio a cui spesso le donne sono state ridotte. All’evento parteciperanno anche le alunne e gli alunni del liceo e Maria Vittoria Vittori, curatrice del volume “HumorSex” per 8ttoEdizioni.
30 pomeriggio ore 18:00 - Festival Fandango / Biblioteca Mameli (Pigneto) [ROMA]
Sabato pomeriggio torniamo a Roma per partecipare al Festival del podcast di Fandango e presentare il nostro podcast su Goliarda Sapienza. A dialogare con noi ci sarà Anna Giurickovic Dato.
1 dicembre ore 16:30 - Scintille Bookclub / Italia Veloce [Parma]
Domenica 1 dicembre pomeriggio torniamo a Parma, ospiti di Scintille Bookclub! Ci vediamo alle 16:30 da Italia Veloce per parlare di Goliarda Sapienza.
2 dicembre ore 17:00 - Biblioteca Umanistica (piazza Filippo Brunelleschi, 4) [Firenze]
Lunedì pomeriggio parteciperemo al seminario di lettura dedicato a Goliarda Sapienza organizzato dal dipartimento di Lettere e Filosofia dell’università di Firenze nell’ambito del seminario permanente “Donne e Saperi”. Con noi ci sarà la studiosa e ricercatrice Alberica Bazzoni.
4 dicembre ore 19:30 - Casa delle donne [MILANO]
Il 4 dicembre 2024 alle ore 19.30, Casa delle Donne di Milano ospiterà la presentazione del libro Mi Senti? (Editoria & Spettacolo) dell’autrice e performer slovena Simona Semenič.
Presenteremo il volume con l’autrice in collegamento zoom, la traduttrice e curatrice Martina Alessia Parri, studiosa ed esperta dell’opera di Simona Semenič in Italia e la storica del teatro Anna Maria Monteverdi, curatrice e Professoressa di Storia del Teatro all’Università degli Studi di Milano.
Alla ricerca di Fatima. Una storia palestinese: parte 2
Alla ricerca di un’identità
La prima parte della puntata dedicata a Ghada Karmi e alla sua opera “Alla ricerca di Fatima. Una storia palestinese” si era conclusa con l’arrivo in Inghilterra e i primi tentativi di integrazione. Un punto di svolta nella vita dell’autrice e della sua famiglia si ha nel 1952. Quest’anno segna una spaccatura nell’identità che la giovane Ghada stava costruendo e allo stesso tempo una frattura all’interno della famiglia Karmi. Nell’anno del suo tredicesimo compleanno, infatti, Ghada Karmi e suo fratello vengono naturalizzati cittadini britannici insieme al padre, mentre la madre e la sorella maggiore no.
A partire da questo dato biografico, la scrittrice ricostruisce e riflette su come la sua vita abbia iniziato a modellarsi su modelli di riferimento inglese. Improvvisamente, ma non del tutto imprevedibilmente, tutto il suo mondo ha iniziato a ritagliarsi su ciò che la circondava in senso stretto, ma anche in senso lato. La cultura inglese, attraverso la lingua e le abitudini, permea profondamente in Ghada e le fa riscrivere il suo stesso passato, la sua stessa storia, il suo stesso retaggio. Mezzo primario di questa metamorfosi, di questa nuova nascita e identificazione sono l’arte, ma soprattutto la letteratura.
“Siham non fu mai particolarmente colpita dall'influenza della cultura occidentale. Apprezzava l'arte e la musica europee, ma non ne fu mai scossa nel profondo, dove rimase per sempre legata alla tradizione araba e musulmana. Per me non fu così. L'esposizione prolungata a queste manifestazioni culturali, in aggiunta a una miriade di dettagli apparentemente insignificanti, cambiarono irrevocabilmente la mia identità più profonda. All'incirca in quel periodo cominciai a scrivere racconti - storie intime, redatte a mano su un quadernone di scuola a righe. Si ispiravano ai classici che leggevo e dei quali sviluppavo improbabili trame secondarie. Erano tutti ambientati in Inghilterra e nella quotidianità inglese, che mi sembravano decisamente più familiari e vicine di qualunque esperienza palestinese o islamica. Queste non avevano più alcun appiglio nel mondo reale e dentro di me finii per confinarle nel mondo di mia madre, dal quale uscivo per entrare in quello inglese, ogni giorno, come in una sorta di rituale.”
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Oriental Book Club è un podcast e un progetto di divulgazione letteraria indipendente pensato e scritto da Giulia&Frida. Si occupa di libri dal Mediterraneo, dal mondo arabo e persiano e dall’Asia.
Uno spazio in cui una scrittrice ospite consiglia ai lettori di #missconosciute un’autrice da leggere: la sua autrice preferita, una scrittrice troppo poco nota, poco pubblicata, un libro poco conosciuto di un’autrice famosa o la scrittrice che secondo lei tutti dovrebbero leggere.
MARTINA PARRI LEGGE SIMONA SEMENIČ
Martina Alessia Parri è ghost writer e producer, traduttrice e curatrice, appassionata lettrice e viaggiatrice instancabile, studiosa di arte, musica, cinema e teatro. Per la tesi di laurea ha svolto una ricerca di sei mesi a Lubiana sulla drammaturgia femminile slovena ed europea e, in particolare, sull’opera di Simona Semenič, tra le più brillanti drammaturghe e performer europee, allora sconosciuta al pubblico italiano. Nel novembre 2021, ha presentato il lavoro di Simona Semenič al Convegno Internazionale del festival dell’Eccellenza al Femminile del Teatro di Genova, introducendo all’attenzione della critica il teatro della drammaturga. Nel contesto del XIX Festival dell’Eccellenza al Femminile del Teatro Nazionale di Genova, ha collaborato con Simona Semenič per la produzione di due monologhi-performance: Io, la vittima., interpretato da Valentina Lodovini, e La seconda volta, con Simona Semenič come protagonista. Nel 2024, è uscito in libreria Mi Senti? prima traduzione italiana dell’opera dell’autrice, pubblicata da Editoria & Spettacolo. Il volume, a cura di Anna Maria Monteverdi e Martina Alessia Parri, raccoglie i monologhi Io, la vittima. (2007), Dammi di più (2009), La seconda volta (2014) tradotti e dettagliatamente introdotti dalla stessa Parri.
SIMONA SEMENIČ
Eh, non è ancora una buona introduzione, non so ancora che direzione stia prendendo. L’ho immaginata come una conversazione con te. Non è che sia proprio la più esperta in materia, me la cavo molto meglio a parlare con il pubblico dei teatri, nelle mie didascalie parlo con il pubblico, ma questa non è una didascalia. Questa è l’introduzione a una raccolta di tre miei spettacoli, in cui mi piacerebbe parlare con te nel modo in cui, nei miei spettacoli, parlo al pubblico.
Ti immagino seduto nell’ancora flebile, ma più che benvenuto, sole di primavera, con una tazza di caffè in una mano e il libro nell’altra, a leggere.
E ora sorridi.
Forse fuori è buio e fa freddo, e tu sei seduto sul divano, sotto una calda coperta, con il libro tra le mani. Quello che stai leggendo non è un romanzo, e nemmeno un testo teatrale.
È.... cos’è?
Sono io, che provo a parlare con te, è una calda coperta, è un divano. O forse il sole di primavera.
Simona Semenič è un’autrice teatrale, drammaturga, regista e performer slovena contemporanea.
Nata il 16 luglio del 1975 a Postumia e cresciuta ad Aidiussina, all’età di 11 anni si scontra per la prima volta con la malattia, che con un attacco epilettico fa incursione nella sua vita come un fulmine a ciel sereno, offuscando la spensieratezza dell’infanzia e costringendola a continui ricoveri, esami, prognosi, terapie e periodi di isolamento e sconforto causati da una diagnosi poco diffusa e difficile da accettare, che si presenta inaspettatamente e per tutta la vita.
Quando la realtà diventa complessa, l’arte si presenta a Simona come un mondo in cui evadere e trovare rifugio. Si innamora così del cinema, della musica, ma soprattutto di lettura e scrittura, trovando nella parola il suo privilegiato canale d’espressione, tramite cui dar voce al suo mondo interiore e la sua visione della realtà.
S: Ho sempre amato leggere e scrivere, sin da quando ero bambina. Sognavo di diventare una scrittrice, o qualcosa di simile. Ero anche letteralmente innamorata del cinema, dei film, dell'arte cinematografica. Poi ho iniziato a studiare e ho conosciuto il teatro... non sono mai stata una grande fan del teatro, e anche adesso non ci vado spesso, preferisco i film. Tuttavia, trovo che il creare per il teatro - pur non essendo mai stata molto coinvolta nella creazione cinematografica, se non in piccola parte - sia più gratificante, interessante, stimolante del creare per il cinema. E questo vale anche per la scrittura. Non so perché, probabilmente mi sbaglio, ma ho quest’idea che il palcoscenico possa accogliere qualsiasi cosa, che io possa sperimentare più col teatro che con il cinema. Perché sul palco tutto è possibile. Tutto.
Considerando il teatro il terreno più fertile per sperimentare, a 19 anni inizia a studiare drammaturgia all’AGRFT dell’Università di Lubiana, prestigiosa accademia di Teatro, Radio, Cinema e Televisione. Nella capitale slovena l’aspirante drammaturga si inserisce sin da subito nella rete della sottocultura giovanile, partecipando al fermento che abita centri culturali, teatri di ricerca e associazioni femministe, aumentando la sua consapevolezza e il suo interesse verso temi d’orientamento politico e sociale.
Già negli anni degli studi collabora con importanti teatri, coreografi e registi come assistente e aiuto drammaturga, maturando particolare consapevolezza delle possibilità della parola scritta sulla scena e sviluppando un approccio alla scrittura strettamente connesso al lavoro teatrale pratico.
Un anno prima di laurearsi, al Festival Exodos del 2003, collabora per la prima volta con il regista italo serbo Ivan Talijančić, in qualità di drammaturga per la messa in scena di Cleansed, dell’autrice britannica Sarah Kane, intima amica di Talijančić.
Lo spettacolo non è solo il modo, per il regista, di rendere omaggio all’amica Sarah Kane, tragicamente scomparsa il 20 febbraio del 1999, ma segna anche un momento fondamentale entro il percorso di Simona Semenič.
In quest'occasione la scrittrice slovena fa infatti due importanti conoscenze che ne influenzeranno, ciascuna in modo diverso, la poetica e scrittura. Da una parte, l’incontro con Talijančić è l’inizio di uno stretto rapporto d'amicizia e di una stabile e proficua collaborazione, che porterà la drammaturga a a svolgere, nel 2005, un soggiorno formativo di due mesi a New York, dove il regista dirigeva, e dirige tutt’ora, l’organizzazione WaxFactory. Confrontarsi con il panorama newyorkese la influenza profondamente, ribaltando la sua visione e il suo approccio alla scrittura
S: L’esperienza in America mi ha influenzato moltissimo, senza dubbio. Perché il loro approccio ai testi teatrali è molto diverso. Prima di lavorare con loro, la mia percezione e idea della scrittura per il teatro era molto tradizionale e limitata, non la trovavo interessante, né significativa. Ma poi lavorare con Ivan al WaxFactory mi ha fatto cambiare il punto di vista, ed è forse l'esperienza che mi ha influenzato di più
Lavorando su Cleansed, Simona Semenič incontra per la prima volta il testo di Sarah Kane che, successivamente, riemergerà nel suo lavoro come citazione, riferimento o fonte d’ispirazione. È a partire da Cleansed che Semenič ha sviluppato quella che è la cifra stilistica distintiva della sua scrittura performativa, dove il testo è inteso come un corpo vivo e parlante, la cui voce si esprime tramite le didascalie. Queste si rivolgono in prima persona all’interlocutore, instaurando con lui una relazione hic et nunc che rivela la presenza dell’Autore.
S: il primo dramma che ho scritto, you didn't forget, you just don't remember anymore, che ho iniziato a scrivere nel 2006 e ho terminato nel 2007 dopo 24hrs, era abbastanza realistico. Anche se, in realtà, avevo già iniziato a sperimentare usando le didascalie come battute. Questo l'ho decisamente preso da Sarah Kane. È qui che per la prima volta ho iniziato a usare le didascalie come dialoghi, anche se non come parole pronunciate dai personaggi, ma come note di regia, battute silenziose al posto dei dialoghi. [...] Sarah Kane non lo faceva molto frequentemente ma io ho preso questa strategia retorica e l'ho resa una regola ferrea: ogni movimento, ogni sguardo o silenzio è diventato una battuta. E da questo momento ho iniziato a esplorare le didascalie per sviluppare qualcosa di diverso, ma questa specifica cosa l’ho presa da Sarah Kane, da Cleansed credo.
Dal 2005 a oggi Simona Semenič lavora come autrice e performer freelance, ormai autrice affermata e principale punto di riferimento del teatro sloveno.
Con la sua opera non ha solo elaborato un originale poetica, ma, attraverso progetti e iniziative volte allo sviluppo e la diffusione di una nuova drammaturgia, ha incoraggiato attivamente l’emergere di una Nuova Ondata di autori che arricchisce oggi il panorama teatrale del Paese. Sperimentando metodi innovativi che riconfiguravano le reciproche relazioni tra testo e spettacolo, Semenič ha dato vita a una forma di scrittura che riconsidera il testo in senso performativo e conferisce all’Autore teatrale nuove possibilità d’espressione, come parlare in prima persona e far sentire la propria voce. Si tratta di un approccio assolutamente inedito alla testualità, che l’autrice stessa definisce e concepisce come scrittura o dramma performativo.
S: I miei spettacoli non sono quelli che vengono messi in scena. La mia scrittura è già lo spettacolo. Il mio testo è la performance. Poi quando viene messo in scena, anche se rimane qualcosa di me al suo interno, diventa qualcos’altro, non è più il mio lavoro, ma l’opera di un gruppo. La mia scrittura teatrale per me è completa. È di per sé lo spettacolo. Leggere un mio testo è come guardarmi mentre lo metto in scena.
Non senza una sana dose di cinismo e ironia, Simona Semenič usa i suoi testi per ribaltare ogni logica e restituire visibilità alle categorie sociali emarginate che, nel prendere parola, denunciano e ribaltano le forme di violenza insite nelle gerarchie. Ciò accade anche a livello formale nella struttura stessa del testo, dove tutto ciò che impone alle parole un ordine d’importanza viene abolito: scompaiono lettere maiuscole e punteggiatura, la sintassi si frantuma, erosa da suoni e silenzi, continuamente interrotta dall’emergere di frasi disconnesse. Ogni elemento del testo acquisisce uguale importanza e la canonica struttura del dramma viene abbattuta. Gli elementi che nel testo drammatico ricoprono una funzione strumentale e non possono esprimersi, nelle opere di Simona Semenič manifestano la loro presenza in diversi modi per rivelare e sovvertire le forme di oppressione, subordinazione ed emarginazione a cui la forma drammatica li sottopone.
Al contempo, i suoi testi mostrano come la struttura sociale si regoli sui medesimi meccanismi e, drammatizzando e narrando vicende provenienti da realtà storica, autobiografica, cronaca e finzione, usano storia e personaggi per dare corpo e voce a categorie sociali deboli, oppresse, emarginate, invisibili.
Il teatro di Simona Semenič, pluripremiato e riconosciuto in Slovenia, è arrivato a riscuotere ampia risonanza anche all’estero, dove è stato tradotto in più di ventitré lingue arrivando a calcare i palcoscenici di America, Asia e Medio Oriente.
Nel 2021 la sua opera è stato oggetto della ricerca di tesi dell’allora laureanda Martina Alessia Parri, che ha dedicato gli anni successivi allo studio e divulgazione dei testi di Simona Semenič. Il 6 e 7 novembre 2023 l’autrice ha debuttato sui palcoscenici italiani del Festival dell’Eccellenza al Femminile del Teatro di Genova, che ha ospitato i due monologhi-performance Io, la vittima. e La seconda volta, tradotti per l’occasione da Martina Alessia Parri. Gli spettacoli sono stati interpretati, rispettivamente, da Valentina Lodovini e Simona Semenič.
Cinque mesi dopo, Editoria&Spettacolo pubblica Mi Senti? portando per la prima volta in Italia i testi Io, la vittima. (2007), Dammi di più (2009), La seconda volta (2014), tradotti e dettagliatamente introdotti dalla stessa Parri. Il volume, disponibile sul sito di Editoria&Spettacolo e nelle principali librerie, verrà presentato a Bookcity Milano nella libreria Antigone, giovedì 14 novembre alle ore 18.30.
l’ultimo nella selezione delle mie malattie
è la mastite
ovvero
infiammazione del seno dopo il parto
anzi
no, no
direi l’intera esperienza del parto
cioè: la diagnosi è il parto
sintomi: pancia enorme, mal di schiena, seno gonfio, dolori articolari, rottura delle acque, contrazioni, ambulanza, la nascita di un nuovo essere umano
arrivo al reparto maternità
il giorno della festa della donna
prima chiudono la porta
in faccia al padre
perché non ha frequentato il corso pre-parto
soprattutto perché non l’ha pagato
ma ora è troppo tardi
mi autorizzano a partorire
il giorno della festa della donna
anche se non ho frequentato il corso pre-parto
e poi tutte quelle cose disgustose
clistere
e contrazioni
sono sdraiata lì da sola
il giorno della festa della donna
in attesa di un’ostetrica
durante le contrazioni leggo anime romantiche di ivan cankar
mi scappa la pipì
ma non c’è spazio per disegnare una nuvola
me la tengo
perché non posso alzarmi
per non nuocere al nuovo essere umano
mi si sono già rotte le acque
chiamo il personale
ma non hanno tempo
non sono ancora un’emergenza
e sono da sola
e poi ho le crisi
nuvole
non arriva nessuno
non sono ancora un’emergenza
e sono sola
spiego loro che devono farmi un cesareo
per via dell’herpes
che potrebbe essere letale per il nuovo essere umano
così mi era stato detto
ma allo stesso tempo una delle ginecologhe mi disse che non sapevo cosa fosse l’herpes
non lo so
probabilmente non lo so
ma dobbiamo stare attenti che il nuovo umano non si faccia male
ma non mi ascoltano
e aspetto
non sono un’emergenza
e mi scappa la pipì
e ho le contrazioni
e le crisi
ma non sono un caso d’ emergenza
e come se non bastasse sono sola
perché cazzo non abbiamo frequentato il corso pre-parto
per il bene del nuovo essere umano
e poi finalmente arriva la persona giusta
appare sulla porta come per miracolo
la mia vecchia ginecologa
e mi manda in sala operatoria
e me lo tirano fuori
il nuovo essere umano
MARICLA BOGGIO
Come sapete, è ormai da qualche mese che collaboriamo con Federica Marri, che dalla Palestina ci racconta stralci di società e vita quotidiana. È una collaborazione fruttuosa, uno scambio reciproco costante e proficuo che non si limita alla questione palestinese - Federica peraltro, nel frattempo, è tornata nella sua città d'origine -, ma ci fornisce anche ampi spunti di riflessione per e sul nostro lavoro.
Da tempo ormai Federica ci consigliava di leggere un libro su una sua concittadina, Nara Marconi, una donna dalla fortissima personalità che aveva attraversato il Novecento, partecipe di ogni cambiamento. L'autrice di questo libro, che è una conversazione appassionata con la stessa Nara - nella stessa modalità che ha caratterizzato anche la produzione documentaristica e tele-filmica dell’autrice - è Maricla Boggio, drammaturga e regista, che sempre grazie a Federica ci siamo recate a incontrare giovedì 7 novembre nella sua casa-studio di via Giulia, a Roma.
Maricla Boggio oggi è una signora distinta di 86 anni che si racconta lucidamente e senza risparmiarsi, e non ha mai smesso di lavorare e studiare. È vestita di tutto punto, truccata, pronta per uscire: la sera stessa ha la prima romana di Pirandello Segreto, uno spettacolo sul rapporto tra il drammaturgo siciliano e l’attrice Marta Abba, al Teatro Arcobaleno. “È un teatro grande, di solito non faccio i teatri grandi, ma stavolta ho voluto…” dice, dopo essersi presentata e scusata per la fretta. Con lei in questo studio che profuma di storia (era di Elsa Morante e Alberto Moravia) c’è anche il marito, Francisco Mele.
Noi non potremmo mai raccontarla meglio di come si è raccontata lei (tra l’altro anche sul suo sito, www.mariclaboggio.it che vi invitiamo a consultare per tutti i riferimenti bio-bibliografici). Perciò, diversamente dal solito, abbiamo preferito intervistarla.
Su cosa stai lavorando ora, Maricla?
Maricla: Su un testo che si chiama Riunione di famiglia.
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