Mis(S)conosciute - La newsletter #52 di giugno e luglio 2025
Fleur Jaeggy e le registe palestinesi
Ebbene, è successo. Sapevamo che prima o poi sarebbe accaduto ma nemmeno le più argute menti autosabotanti avrebbero potuto prevedere che sarebbe avvenuto in quello che avrebbe dovuto essere il numero successivo all’accorato appello (comunque sempre valido, eh!) a sostenere il nostro progetto attraverso il 5x1000, Ko-fi e donazioni varie ed eventuali.
Insomma: a giugno abbiamo saltato il primo invio nella storia della nostra newsletter, iniziata l’8 marzo 2021. Noi tapine.
Vi chiediamo umilmente perdono.
Che delusione! Ma, in fondo, per converso, forse è anche un piccolo successo: abbiamo tenuto botta più di quattro, anni, con puntualità (quasi sempre, tipo oggi) ... va beh, ci abbiamo provato. Non ci sono scusanti.
Vi richiediamo umilmente perdono.
La verità è che siamo arrivate all’estate stremate da quel tipo di stanchezza che non passa dormendo, anche molto a lungo, e che probabilmente conoscete bene anche voi.
Un misto di fatica, avvilimento, senso di impotenza e di sopraffazione: la maggior parte di ciò che si muove intorno a noi - pronome collettivo estesissimo, non solo noi tre -, vicino e lontano, non fa che metterci in allarme, schifarci, estenuarci. E all’orizzonte nessun cielo sereno. Anzi.
Girare sempre, come trottole, quasi sempre a vuoto.
Però, in tutto questo orrore variegato, tra guerre - anche una lampo, di Israele all’Iran -, speculazioni, assurdità misogine mistificatorie, democrazie in declino, riscaldamento globale e via di seguito giù per la spirale dell’orrore, abbiamo salvato qualche brandello di luce, a cui ci siamo aggrappate saldamente.
Qualche mese fa la nostra amica e compagna di viaggi letterari Federica Marri, che per molti mesi sul nostro blog ci ha raccontato con profondità e onestà la vita in Palestina, ci ha messe in contatto con un’artista che da tempo desideravamo conoscere e che poi ci ha fatto incontrare di persona: Maricla Boggio.
Maricla Boggio è stata una delle più importanti registe Rai degli anni ‘70 e ‘80 ma anche una drammaturga attivissima, una critica e storica del teatro raffinata e una docente di regia all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Oggi ha 87 anni e ha ancora tanto da raccontare.
Uno dei motivi - non è una giustificazione! - per cui a giugno abbiamo dato forfait alle nostre lettrici e ai nostri lettori è legato a un progetto audio che la riguarda molto da vicino e che lei ci ha concesso di realizzare, onorandoci della sua fiducia, facendoci dono di materiali d’archivio inediti e preziosissimi: siamo al lavoro proprio su questo e nei prossimi mesi vi racconteremo tutto nei dettagli e consegneremo alle vostre orecchie una storia, anzi due!, che secondo noi sono un distillato in purezza della storia delle donne del Novecento.
Ora vi salutiamo - ieri sera siamo state ospiti del Teatro di Verzura di Borgo a Mozzano (LU): abbiamo parlato di Goliarda Sapienza e Gagliarda Potenza con Giulia Seclì e Frida Morganti di Oriental Bookclub nonché anime del nostro Focus Palestina, e ora ci godiamo qualche ora di fresco nella splendida Garfagnana - e vi promettiamo che torneremo da voi l’8 agosto: giurin giurello.
Nel frattempo, buone letture e, per chi è più fortunata, buone vacanze!
Il 2 marzo scorso a vincere il premio Oscar come miglior documentario è stata la pellicola No Other Land diretta, prodotta, scritta e montata da un collettivo israelo-palestinese formato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor ed Hamdan Ballal.
In questo documentario, giovani palestinesi e israeliani mostrano la violenza dei coloni in Cisgiordania.
Basel Adra, un giovane attivista palestinese di Masafer Yatta, combatte fin dall’infanzia contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte dell’occupazione israeliana. Basel documenta la graduale cancellazione di Masafer Yatta, mentre i soldati dell’IDF distruggono le case delle famiglie: il più grande atto di trasferimento forzato mai effettuato nella Cisgiordania occupata. Nel dramma, Basel incrocia il suo cammino con Yuval, un giornalista israeliano che si unisce alla sua lotta, e per oltre mezzo decennio combattono insieme contro l’espulsione, avvicinandosi sempre di più. Il legame è segnato dalla profonda disuguaglianza tra loro: Basel, che vive sotto una brutale occupazione militare, e Yuval, libero e senza restrizioni.
Poche settimane dopo la cerimonia degli Oscar, Hamdan Ballad viene arrestato e maltrattato dall’esercito israeliano, per poi essere liberato.
Nonostante la gravità dell’accaduto, l’Academy of Motion Picture, che aveva premiato il documentario No Other Land, non ha condannato le azioni commesse dai coloni israeliani e dall’IDF in Cisgiordania.
Nel mondo dello spettacolo però, sono nate molteplici iniziative di solidarietà, volte a rompere silenzio e indifferenza su quanto sta accadendo tramite la diffusione dell’arte.
In questo senso l’Oriental Book Club vuole contribuire nel suo piccolo mettendo in evidenza il lavoro di alcune registe palestinesi.
Focus Palestina è una rubrica della newsletter mensile di Mis(S)conosciute – Scrittrici (e altre cose) tra parentesi dedicata alla letteratura palestinese in cui le autrici e curatrici del progetto divulgativo Oriental Book Club raccontano ogni mese una scrittrice palestinese da scoprire.
FLEUR JAEGGY
𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒖𝒏 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒏𝒕𝒐?
"𝑵𝒐𝒏 𝒍𝒐 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒏𝒕𝒐. 𝑹𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒍𝒊̀ 𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒂𝒗𝒂𝒏𝒕𝒊 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒂𝒄𝒄𝒉𝒊𝒏𝒂 𝒅𝒂 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆. 𝑬̀ 𝒖𝒏𝒂 𝒑𝒊𝒄𝒄𝒐𝒍𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒅𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆. 𝑮𝒖𝒂𝒓𝒅𝒐 𝒅𝒆𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒅𝒊 𝒎𝒆. 𝑮𝒖𝒂𝒓𝒅𝒐 𝒇𝒖𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒊 𝒎𝒆. 𝑬 𝒏𝒐𝒏 𝒄'𝒆̀ 𝒏𝒖𝒍𝒍𝒂. 𝑷𝒆𝒓 𝒎𝒆𝒔𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒄'𝒆̀ 𝒏𝒖𝒍𝒍𝒂. 𝑨 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒂𝒏𝒏𝒊".
La immaginiamo ferma, circondata dal silenzio, a osservare il nulla carico di possibilità narrative che riempie lo spazio vuoto attorno alla sua macchina da scrivere verde oliva, 𝐅𝐥𝐞𝐮𝐫 𝐉𝐚𝐞𝐠𝐠𝐲.
La scrittrice è nata a Zurigo il 31 luglio 1940, in una famiglia svizzera, ed è cresciuta passando da un collegio a un altro, per poi trasferirsi negli anni ‘60 in quella che considera la sua città d’adozione, Roma, dove per caso in un bar ha conosciuto la sua amica carissima: la scrittrice austriaca 𝐈𝐧𝐠𝐞𝐛𝐨𝐫𝐠 𝐁𝐚𝐜𝐡𝐦𝐚𝐧𝐧.
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