Mis(S)conosciute - La newsletter #9: Anne Sexton, Nadia Terranova e Carla Lonzi
Scrittrici (e altre cose) tra parentesi
Ciao!
Questa è la newsletter di Mis(s)conosciute - scrittrici tra parentesi: noi siamo Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio e in questo spazio parliamo di tutto ciò di cui secondo noi si parla ancora troppo poco e di tutte quelle tematiche sulle quali vorremmo porre l’accento e accendere riflessioni.
Disclaimer: il testo seguente contiene spoiler e potrebbe andare a parare da nessuna parte.
Due domeniche fa abbiamo terminato la stesura del copione della prossima puntata del podcast, che ha avuto una gestazione lunga, un’articolazione a più voci che ha richiesto parecchio lavoro “drammaturgico” e che, forse per la prima volta da quando esiste Mis(S)conosciute, con un atto di spavalderia strategica che non è da noi, avevamo pensato di lanciare in un momento preciso, in corrispondenza di un evento determinato, che avrebbe potuto generare maggior interesse verso il contenuto del nostro racconto e quindi (magari) più ascolti, più interazioni, più opportunità per far sapere al mondo che le scrittrici donne esistono, scrivono e lottano insieme a noi.
Eravamo soddisfatte, felici, pervase dall’entusiasmo spossante e totalizzante che solo la scrittura - la fine della scrittura - riesce a suscitare e, in preda all’euforia, abbiamo fissato su due piedi la data di registrazione, incastrando, con facilità non scontata, impegni e spostamenti di tutte e tre.
La mattina dopo, lunedì, la doccia fredda. O almeno: ciò che per qualche ora ci è sembrata una secchiata d’acqua del lago Baikal lanciata addosso in pieno inverno in qualche landa polare risparmiata dal cambiamento climatico. Scrollando Instagram e i vari social di cui disponiamo, come singole e come triade, ci accorgiamo con sgomento che Storielibere.fm ha appena pubblicato il primo episodio di una nuova serie scritta e letta da Chiara Tagliaferri - già acclamata co-autrice di Morgana - dal titolo Les Diaboliques. Tremiamo. Apriamo i post, li leggiamo: la serie podcast di Tagliaferri è sulle sorelle Giussani, le creatrici di Diabolik.
Ci cade il mondo addosso - va beh, insomma, non proprio il mondo intero, però accusiamo il colpo - perché anche la puntata che abbiamo finito di scrivere la sera prima, che registreremo due settimane dopo e che abbiamo iniziato ad immaginare e a imbastire, con interviste e ricerche, più di un anno fa, è sulle sorelle Giussani, le creatrici di Diabolik.
Passiamo il pomeriggio a domandarci a distanza, al telefono e in chat, se ha senso andare avanti, registrare, pubblicare; a chiederci se dobbiamo cambiare tutto, riscrivere tutto, sconvolgere tutto, per evitare il “doppione”, per scongiurare la ridondanza, il sospetto infondato di aver tentato di riprodurre in chiave minore una formula già sul mercato.
Insomma, ci travolge una strana FOMO, infida assai, invero.
Sì, perché - pensiamo - per una volta che eravamo “sul pezzo”, che avevamo pensato ad un contenuto che potesse trovare qualche riscontro immediato nell’attualità, darci una briciola di “visibilità” - we “hate the word”, citando il Bardo - ecco che una piattaforma di primo piano se ne esce con un podcast a puntate scritto da un’autrice famosa e particolarmente sulla cresta dell’onda in questo momento, con migliaia di follower e una fittissima agenda di impegni, su un tema che già adesso e a maggior ragione dal 16 dicembre in poi - con l’uscita del primo film di Diabolik dei Manetti Bros - sarà sulla bocca di tutti.
Come possiamo noi, con il nostro piccolo progetto autoprodotto con il nostro seguito infinitamente più di “nicchia”, con le nostre voci e le nostre facce che non sono riconducibili a volti noti e/o a gesta editoriali di primo piano, competere?
Forse è meglio abbandonare e passare alla puntata successiva, magari ci andrà meglio, magari, raccontando una Mis(S)conosciuta “qualsiasi”, che poco ha a che fare con il topic del giorno, saremo più al riparo da questo frustrante senso di irrimediabilità, di “occasione persa”.
Ma, dopo l’annebbiamento e l’inebetimento melodrammatico della prima ora, ci è venuta in soccorso una lucidità salvifica, siamo tornate in possesso delle nostre facoltà mentali: noi non possiamo competere - con Storielibere.fm, con Chiara Tagliaferri, con chiunque altro e con qualsiasi altra cosa - perché non vogliamo competere.
Non è un pensiero rinunciatario, non è una professione di falsa modestia, non è un proclama di debolezza. È proprio così, è una scelta. A pensarci bene, facciamo quello che facciamo - una cosa molto vicina all’esprimerci - perché ci piace farlo, perché crediamo nel senso che ha farlo, perché sentiamo che è giusto farlo, per noi, per le autrici che raccontiamo, per chi ci ascolta, consapevoli di quanto il nostro lavoro sia perfettibile, migliorabile, ripensabile sotto molti punti di vista ma comunque utile, buono e giusto per qualcuno anche così com’è.
La “visibilità” che ci sembrava di aver mancato a causa del tempismo ben calibrato di Les Diaboliques in realtà sarebbe stata più il frutto di una pura coincidenza che non di un’occasionalità ben ponderata, perché, in realtà, avevamo iniziato a ragionare sulle sorelle Giussani e la loro storia molto prima di sapere che Diabolik sarebbe diventato una probabile hit del box-office natalizio e perché leggiamo quel fumetto da quando eravamo piccole.
Il senso di Mis(S)conosciute non è, per noi, metterci in primo piano ma lasciare la ribalta alle scrittrici che non hanno potuto calcarla finora - o che l’hanno calcata meno di quanto fosse auspicabile -, affinché un pubblico più vasto possa conoscerle, leggerle, diffonderle, espandendo la coscienza letteraria dei lettori. Se questa divulgazione, prima o poi, avrà ripercussioni positive anche sulla nostra credibilità, la nostra rilevanza e la nostra “visibilità” individuale, ben venga, ma scarteremo sempre lateralmente per lasciare lo spazio dovuto alle autrici.
Perciò sabato, due giorni fa, abbiamo registrato la puntata.
E a dicembre vi consegneremo, con la cura e l’amore di sempre, le “nostre” sorelle Giussani, la loro epopea familiare fatta di coraggio, sconfitte, gloria, della visionarietà e della libertà di cui sono state portatrici, affascinandoci e conquistandoci.
Le “nostre” sorelle e Les Diaboliques non sono due alternative, non si fanno concorrenza - perché esistono su due piani editoriali completamente diversi e la loro realizzazione e distribuzione ha finalità probabilmente simili ma certamente non identiche - ma sono solo due sguardi possibili su una medesima storia.
E le storie, quando sono potenti, hanno di bello che si possono raccontare e leggere da infiniti punti di vista (avete presente Nel bosco di Akutagawa aka Rashomon di Kurosawa?).
A dicembre, vi presenteremo il nostro e non vediamo l’ora di sapere come vi sembrerà, se e come riconoscerete le “vostre” sorelle Giussani, che speriamo di farvi conoscere sotto una luce nuova, che ne lasci intravedere la grandezza di sceneggiatrici ed editrici.
La FOMO non serve a niente. Siamo quello che siamo, che è una cosa sempre lancinante, complicata ma anche necessaria da accettare e fare propria, e che richiede tempi solitamente biblici. Siamo quello che siamo e faremo il possibile per essere meglio di così ma nel frattempo continuiamo a fare Mis(S)conosciute, a esplorare mondi letterari poco battuti, a tendere l’orecchio verso voci ancora inascoltate.
E, nel nostro piccolo, continuiamo a fare tutto questo, gratis et amor dei ma con grande soddisfazione, grazie a voi che ci leggete, ci ascoltate e ci avete a cuore, forse proprio perché ci sforziamo di perseverare nell’essere quello che siamo al meglio delle nostre possibilità, come voi.
Uno spazio in cui una scrittrice ospite consiglia ai lettori di #missconosciute un’autrice da leggere: la sua autrice preferita, una scrittrice troppo poco nota, poco pubblicata, un libro poco conosciuto di un’autrice famosa o la scrittrice che secondo lei tutti dovrebbero leggere.
Nadia Terranova legge Carla Lonzi
Nadia Terranova è nata a Messina nel 1978 e vive a Roma.
I suoi ultimi libri sono: Gli anni al contrario (Einaudi 2015, vincitore di numerosi premi tra cui il Bagutta Opera Prima, il Brancati e l'americano The Bridge Book Award), Addio fantasmi (Einaudi 2018, finalista al Premio Strega 2019), Come una storia d’amore (raccolta di racconti per Giulio Perrone Editore 2020), Non sono mai stata via. Vita in esilio di María Zambrano (rueBallu 2020, illustrazioni di Pia Valentinis). È stata tradotta in tutto il mondo. Da novembre 2020 è la curatrice di K, la rivista letteraria de Linkiesta. Collabora con diversi giornali tra cui la Repubblica, Il Foglio. Ha una rubrica su Vanity Fair, “Sirene”, in cui racconta storie di donne contemporanee.
Scrivere è un gesto all'altezza della mia essenza. Non l'ho mai voluto ammettere perché temevo che sarebbe stato come confessare che vivere non lo è altrettanto.
Da Scacco ragionato
L'autrice che ho scelto di suggerire è Carla Lonzi, scrittrice, poetessa e soprattutto critica d'arte italiana.
Carla Lonzi è stata una protagonista del femminismo italiano perché attraverso le sue parole, la sua posizione e quelle delle altre donne con cui ha fondato le edizioni di Rivolta femminile e ha scritto Il Manifesto di rivolta femminile ha potuto mostrare alle donne italiane com'era possibile liberarsi attraverso le parole, esprimersi attraverso le parole cercare sé attraverso varie modalità espressive che fossero anche un atteggiamento critico e militante nei confronti dell'arte creata dagli uomini.
I libri che consiglio sono: Sputiamo su Hegel - Vai pure - Taci, anzi parla - Scacco ragionato - Autoritratto
Altre autrici che consiglio: Annie Ernaux per come racconta l'io in modo politico, Elizabeth Strout per i suoi romanzi meravigliosi, Marina Cvetaeva per le poesie e le prose, Luisa Muraro per L'ordine simbolico della madre, il libro che più ha scosso e problematizzato il mio rapporto con la maternità. E una meravigliosa scrittrice di fiabe come Laura Gonzenbach.
ANNE SEXTON
(1928-1974)
Spesso molto spesso, Sylvia e io riparlavamo dei nostri primi tentativi di suicidio: molto, in dettaglio e in profondità fra una patatina fritta e un’altra. Il suicidio, dopo tutto, è il contrario della poesia. Sylvia ed io la vedevamo spesso in maniera opposta, ma parlavamo della morte con ardente intensità, entrambe attratte da questa come le zanzare dalla luce elettrica.
L’autrice di queste parole è Anne Sexton, una delle più importanti e famose poetesse degli Stati Uniti del ventesimo secolo, e la Sylvia di cui parla, sua cara amica, è la poetessa americana Sylvia Plath.
Il 4 ottobre 1974 Anne Gray Harvey, meglio conosciuta come Anne Sexton si suicida: indossa una pelliccia della madre, beve un ultimo bicchiere di vodka, si chiude nella macchina in garage, accende il motore e muore lentamente, asfissiata dal monossido di carbonio. Aveva 46 anni.
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