Mis(S)conosciute - La newsletter #17: Antonia Pozzi, Federica Soprani e Paola Capriolo
Scrittrici (e altre cose) tra parentesi
Ciao!
Questa è la newsletter di Mis(S)conosciute - scrittrici tra parentesi: noi siamo Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio e in questo spazio parliamo di tutto ciò di cui secondo noi si parla ancora troppo poco e di tutte quelle tematiche sulle quali vorremmo porre l’accento e accendere riflessioni.
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N.B: Da marzo 2022 abbiamo deciso di riportare la newsletter al nostro primo amore: l’audio. Questo numero sarà “ascoltabile” su Spreaker e su tutte le piattaforme!
Giugno è stato un mese molto intenso. Lavori, call, qualche sporadico tuffo al mare, incontri in giro per l’Italia: tutto complicato da un caldo incessante, opprimente quasi quanto i siti d’informazione che quotidianamente siamo costrette a leggere. La guerra continua, l’inflazione cresce, la siccità avanza, chissà quanto costerà un piatto di riso l’anno prossimo, chissà se avremo ancora un progetto, un lavoro, una casa, in un crescendo di previsioni distopiche che speriamo restino solo il frutto della nostra inclinazione particolarmente pessimista.
Tuttavia in questi giorni frenetici in cui - per fortuna - ci sono anche passati tra le mani tanti libri interessanti, abbiamo scoperto (ma era facile intuirlo) che non siamo le sole a interrogarci sul futuro prossimo venturo.
Preparando il fecondo incontro con Roberta Tenconi, curatrice dell’Hangar Bicocca, presso la Società Umanitaria di Milano, abbiamo cominciato a riflettere sulle periferie del linguaggio: in senso geografico, sociale, storico.
E tantissime delle “nostre” scrittrici sono, per loro stessa natura, periferiche: perché nate e cresciute lontano dai centri di potere, provenienti da contesti non privilegiati oppure, semplicemente, donne, come non ci stanchiamo mai di ricordare.
E in un genere letterario di nicchia (ma anche molto popolare), tradizionalmente dedito all’ecologia ma anche alle distopie come quello fantascientifico, per decenni le scrittrici - che invece spesso erano propositive, costruttive, fondamentalmente utopiche - sono rimaste ancora più “alla periferia” delle discussioni.
Ci hanno dato una mano a riportarle al centro Lidia Curti, docente all’Orientale di Napoli e fondatrice del Centro Studi Postcoloniali e di Genere, scomparsa nel 2021, e Femminismi futuri, il gruppo di lettura e ricerca da lei fortemente voluto e coordinato. Nell’omonima raccolta di saggi, pubblicata da Iacobelli nel 2019, le studiose riflettono sulla stretta correlazione tra letteratura, arte, società, scienza e cultura per immaginare futuri possibili e sostenibili, per superare la distopia e la catastrofe incombente, a partire dagli scenari immaginati dalla letteratura fantascientifica queer e femminista (margini/periferie sociali) e postcoloniale (periferie del mondo “occidentale”).
È una raccolta davvero ricca di spunti; non possiamo riassumerla qui.
Si parte dalla nuova ecologia di Donna Haraway per proseguire con i romanzi fantastici di Angela Carter, Ursula K. Le Guin e Octavia E. Butler, arrivando all’arte afrofemminista e all’inquietante Lil Miquela e passando da una nostra vecchia (e amatissima) conoscenza, la fotografa palestinese Larissa Sansour.
In pratica, se ti sei mai chiest*: esistono scrittrici, artiste, studiose che si sono inserite nel dibattito sull’ecologia e sul futuro della collettività? La risposta è naturalmente sì, ed è in questo libro.
Il punto è che anche in questo, come in altri ambiti, è necessario prendere posizione. E - diremo una banalità, ma è importante saperlo - ci sono donne che l’hanno fatto, ben prima di noi. È importante rendersi conto del grande lavoro teorico di questi anni, leggere, studiare, non estraniarsi, prima che sia troppo tardi. Smettiamo di essere periferiche, portiamoci al centro della discussione. Sappiamo che dovremo fare molta fatica e che servirà più determinazione del normale. D’altra parte l’aveva notato anche Ursula K. Le Guin:
vi sono “quattro tecniche o dispositivi comuni (spesso, anche se non sempre, impiegati in modo del tutto inconsapevole) per escludere la narrativa femminile dal canone letterario libro per libro, autore per autore. Questi dispositivi sono: denigrazione, omissione, eccezione e scomparsa. Il loro effetto cumulativo è la continua emarginazione della scrittura femminile”.
Che è più o meno quello che diciamo da sempre, e più o meno quello che abbiamo provato a fare, anche con un meme.
Il 27 marzo 2022 sui profili Instagram di @missconosciute e Chiara Rotondi aka @_imieiritagli_ è apparso un iceberg dal sommerso profondissimo, composto non da ghiacci perenni ma da nomi di scrittrici dimenticate o troppo poco note del ‘900 italiano.
Il successo del meme ha superato ogni nostra più rosea aspettativa e quindi ci siamo messe al lavoro: abbiamo arricchito ancor di più il mare di scrittrici ingiustamente troppo poco note che popolano la nostra storia letteraria (ovviamente appena lo abbiamo visto stampato ce ne sono venuti in mente molti altri!) e abbiamo deciso di renderlo ancora più “vero” e “reale”.
Abbiamo coinvolto Virginia Taroni che ha realizzato la bellissima illustrazione che racchiude l’anima di questo progetto: una scrittrice intrappolata tra i ghiacci che simbolicamente rappresenta ognuna di queste straordinarie autrici sprofondate negli abissi del canone ombra.
Il poster è stato stampato dai sempre mitici @litografivesuviani, la cooperativa sociale di San Giorgio a Cremano (NA) che si occupa di riabilitazione psichiatrica e inserimento e integrazione nel mondo del lavoro dei pazienti.
Questo poster è tante cose, ma sicuramente non è:
non è una rappresentazione esaustiva del sommerso di scrittrici italiane contemporanee
non è assolutamente una classifica di qualità, di importanza o di merito delle autrici menzionate
Non è un monolite, ma si arricchisce costantemente, come ha fatto in questi mesi.
Noi con Mis(S)conosciute contro questo iceberg ci andiamo a sbattere felicemente ogni giorno: per noi rappresenta un controcanone, un canone-ombra di scrittrici imprescindibili per comprendere la storia letteraria del ‘900 che noi proviamo a raccontare, poco alla volta, con il nostro progetto.
Per ringraziarvi dell’entusiasmo dimostrato verso questa nuova iniziativa abbiamo deciso di anticipare l’apertura del pre-order dei poster a oggi, in anteprima per chi riceve la newsletter!
La prossima settimana condivideremo il link anche sui nostri canali social, con il resto della community!
A questo link è possibile pre-ordinare la propria copia del poster delle scrittrici italiane del ‘900.
DUE NOTE SULLE SPEDIZIONI
Le spedizioni saranno evase a partire da settembre per diversi motivi:
per questioni di organizzazione e logistica: sono settimane frenetiche che ci vedono lontane per i più svariati motivi (eventi, trasferte, festival e, non ultime, le ferie!) dalle nostre città.
per motivi di ordine pratico (ad esempio, procurarci gli imballaggi giusti per le spedizioni!)
per necessità di sanità ed equilibrio psicofisico (ovvero, dover fare i conti con poste italiane!)
Le tariffe calcolate sul sito si intendono per le spedizioni in Italia con servizio POSTA 1 di Poste Italiane, dimensioni EXTRA con esito di consegna.
Per calcolare le tariffe per le spedizioni all’estero, contattateci a missconosciute@gmail.com. Ci informeremo presso Poste Italiane e vi faremo sapere l’ammontare delle spedizioni!
Mis(S)conosciute è una Associazione di Promozione Sociale e tutti i proventi della vendita di questo progetto, una volta coperti i costi di produzione, saranno utilizzati per continuare a sostenere il nostro lavoro di divulgazione che dal 2019, quando abbiamo iniziato, è completamente gratuito: puoi leggere/ascoltare e scoprire le autrici di cui parliamo gratuitamente ascoltando il podcast, leggendo la newsletter, il blog e seguendoci sui social!
Speriamo che questo lavoro ti piaccia: ci abbiamo messo tanta passione, dedizione, impegno, studio e tempo e ci piacerebbe vederlo affisso in ogni scuola, università e biblioteca!
SCONTI E PROMOZIONI
Questo mese la protagonista della rubrica Bio(S)conosciute è la poetessa milanese Antonia Pozzi.
Per l’occasione Interno Poesia Editore ci ha regalato un codice sconto. Inserendo nel carrello al checkout il codice missconosciute si avrà diritto alla spedizione gratuita sulle opere di Antonia Pozzi, Piera Oppezzo e Fernanda Romagnoli.
La promozione è valida fino al 31 luglio!
[Disclaimer forse superfluo ma non si sa mai: Mis(S)conosciute non partecipa a nessun programma di referral!]
Il 5 agosto siamo a Vasto (CH) al festival del collettivo Patate Bollenti, in dialogo con Magda Crepas di Limina. Come tante cose belle il festival nasce dal basso ed è autofinanziato, perciò il collettivo ha avviato un crowdfunding su Ko-Fi.
Caffè per tutt*!
Uno spazio in cui una scrittrice ospite consiglia ai lettori di #missconosciute un’autrice da leggere: la sua autrice preferita, una scrittrice troppo poco nota, poco pubblicata, un libro poco conosciuto di un’autrice famosa o la scrittrice che secondo lei tutti dovrebbero leggere.
Federica Soprani legge Paola Capriolo
Federica Soprani vive a Parma, cercando di coniugare da anni la passione per la scrittura col lavoro e la gestione di una famiglia che ha più zampe che arti. Si è laureata in lettere moderne e insieme a Vittoria Corella ha pubblicato la serie poliziesco-vittoriana Victorian Solstice, il romanzo Steampunk Victorian Vigilante. Le infernali macchine del Dottor Morse (Nero Press) e il romanzo Una segretaria per Milord (Harper Collins Italia).
Il suo romanzo Corella, l’ombra del Borgia (www.corella.it) ha vinto il Premio Letterario Città di Ciampino 2013. È stato pubblicato nel 2020 da Nua edizioni.
Nel 2021 è uscito per Saga Edizioni Il Cammino del Sapiente, primo volume della trilogia fantasy Cronache di Daederian, a cui ha fatto seguito nel 2022 L'ordalia del Bastardo. Sempre con Saga Edizioni ha pubblicato il primo volume di L’alchimia degli opposti, a cui farà seguito nel luglio 2022 il secondo, storie di vampiri scritte con Lucia Guglielminetti.
Nel frattempo ha partecipato a diverse antologie e dal 2018 collabora con la casa editrice Lettere Elettriche e pubblica racconti Sword&Sorcery e Horror nella rivista Lost Tales.
PAOLA CAPRIOLO
Ho scoperto Paola Capriolo quando avevo 14 anni. Sonia, un’amica più grande, che si era assunta il compito di farmi da mentore alla scoperta di un mondo di libri, musica e suggestioni che non mi venivano insegnati a scuola, mi regalò La grande Eulalia, il primo libro pubblicato dalla Capriolo. Si trattava di una raccolta di quattro racconti edita da Feltrinelli, già allora cosa più unica che rara, perché l’editoria italiana sembra essere diventata a un certo punto allergica alle antologie di racconti. Oltretutto, era il 1988, Paola aveva 26 anni ed era un’esordiente, anche se con questa raccolta vinse la prima edizione del Premio Berto, il più prestigioso riconoscimento nazionale per un'opera prima di narrativa.
Per me fu una rivelazione. Non avevo mai letto niente del genere, l’unico termine di paragone che mi venne in mente allora fu Angela Carter, e la sua Camera di sangue, altro regalo speciale che Sonia mi fece nello stesso periodo.
La favola nei miei racconti, quando c’è, è un pretesto: [...] sono elementi che mi consentono di distanziarmi da una realtà contemporanea che non stimola le mie facoltà creative. che non significa che non possa stimolare quelle di altri, anzi ci sono autori validissimi che riescono a trarre materia… nel mio caso non è così. Tutte le cose che dico, è la mia personale aristocrazia, non pretendo di dire più di una verità valida per me. Non penso che sia tanto importante che uno scrittore dica la sua sul mondo. l’importante è che uno scrittore scriva.
Nei racconti di Paola Capriolo la magia e la fiaba irrompono nel reale, a volte in modo quasi violento, dirompente, ma più spesso insinuandosi, come certi profumi, certe melodie scaturite da scatole musicali rinvenute in vecchie soffitte polverose, capaci di spalancare mondi e rivelare i propri segreti di un fatale vaso di Pandora.
Dopo la Grande Eulalia elessi Paola Capriolo tra la rosa dei miei autori preferiti, in fiducia, giacché all’epoca non avevo altro di suo da leggere. Ma per fortuna lei continuò a scrivere. Dopo Eulalia vennero il Nocchiero, Il doppio regno, Con i miei mille occhi, solo per citarne alcuni, sempre romanzi in cui al mondo reale si affianca un altro mondo, o molti mondi, appene percepibili sotto la superficie, dimensioni dove dormono principesse incantate, destinate a non svegliarsi mai più, si aggirano giganti che suonano il violino, e uomini e donne vivono vite che non appartengono loro, come se fossero rimasti imprigionati in un cerchio fatato per mille volte mille anni, fino a scordare se stessi.
Eulalia è rimasto il mio primo amore, ma il mio romanzo preferito di Paola è senza dubbio Vissi d’amore, pubblicato da Bompiani nel 1995, la "Tosca" di Puccini raccontata dal punto di vista perverso e oscuro del barone Scarpia, vittima e carnefice di se stesso, in una discesa negli abissi della passione vissuta come annientamento. Anche Qualcosa nella notte. Storia di Gilgamesh, signore di Uruk, e dell'uomo selvatico cresciuto tra le gazzelle, pubblicato da Mondadori nel 2006, mi ha mostrato un’epopea eterna raccontata da un punto di vista completamente nuovo.
[...] Io non sono assolutamente del parere, è una cosa che non sono mai riuscita neppure a capire del tutto, su quali basi si ritenga che la donna possieda genericamente una sensibilità diversa da quella di un uomo e viceversa. credo che l’approccio a un testo letterario sia determinato da infiniti fattori, soprattutto intellettuali, di sensibilità, di gusto, che derivano più dalla formazione o da certi fattori innati ma comunque non hanno direttamente a che fare con l’essere uomo o donna, altrimenti dovremmo ritenere anche che, per esempio, le donne debbano scrivere per le donne e gli uomini per gli uomini, che ci sia una sorta di affinità elettiva che lega uno scrittore femmina a un pubblico femminile, e uno scrittore maschio a un pubblico maschile, tutte cose che per me è assurdo ipotizzare.
Mi piace pensare che i libri della Capriolo mi abbiano ispirata anche come autrice. Ho sempre apprezzato gli autori capaci di rivelare il magico appena sotto la superficie del reale, come lei, o Angela Carter, Isabelle Allende, o, per altri versi, Carlos Ruiz Zafón.
È un’alchimia fatta di parole, immagini evocative di straordinaria potenza, poesia, ma anche di una ritmica espressa dalla scelta stessa delle parole, che diventano quasi formule magiche. Per me, innamorata da sempre della lingua italiana, sapere che esistevano autori capaci di usarla per fare magie è stato una rivelazione. Ecco, quando scrivo io spero di poter usare un po’ di quella magia, portare chi legge nel mondo che io ho creato per lui, e lasciarlo vagare come certi viaggiatori smarriti nella nebbia.
Di certo so che ogni volta che vorrò riprovare io quell’emozione, la stessa che provo ritrovandomi in un bosco senza sapere come ci sono arrivata, o tra i muri scrostati di una villa abbandonata, o ancora tra le lapidi consunte dal tempo di un cimitero disertato da tutti, ecco, mi basterà riprendere in mano un qualsiasi libro di Paola Capriolo per far sì che la magia si compia.
Qualche curioso a volte visita ancora i castelli abbandonati e gli animali fuggono impauriti al rumore dei passi e cercano un rifugio tra i velluti consunti dei divani. Il visitatore percorre le stanze del primo castello, poi del secondo e infine del terzo, e forse è distratto, oppure turbato alla vista di quell’antico splendore ormai sopraffatto dal declino, e quando traversa i cortili si ferma davanti al carro. tra i suoi ricordi si affaccia per un’immagine vaga, impossibile da precisare, una storia confusa udita tanti anni prima, chissà dove, chissà da chi.
Antonia Pozzi
E cantavo fra me di una remota
estate, che coi suoi amari
rododendri
m'avvampava nel sangue
Nevai - 1 febbraio 1934
“Del tempo ho paura, del tempo che fugge così in fretta. Fugge? No, non fugge, e nemmeno vola: scivola, dilegua, scompare, come la rena che dal pugno chiuso filtra giù attraverso le dita, e non lascia sul palmo che un senso spiacevole di vuoto. Ma, come della rena restano, nelle rughe della pelle, dei granellini sparsi, così anche del tempo che passa resta a noi la traccia.”
Diari – Natale 1926
Il tempo che passa, inesorabile, ma che trattiene tracce del passato - come se fossero granelli di sabbia incastrati tra le sue pieghe - fortunatamente non ha permesso che si dileguasse né scomparisse la memoria dell’opera della poetessa Antonia Pozzi.
È trascorso più di un secolo dal giorno della sua nascita, il 13 febbraio 1912 a Milano, figlia unica di una ricca famiglia della borghesia e aristocrazia lombarda, una donna piena di vita, di amore, di empatia, di sensibilità per il mondo che la circondava, fotografa e alpinista, animo inquieto e pacato, pronto a cogliere ogni tocco di poesia nel mondo che con estrema attenzione attraversa.
Cresce in una famiglia colta, in grado di fornirle numerosi stimoli culturali e artistici, che le permette di viaggiare molto e di essere al centro della vita mondana e sociale della Milano bene dell’epoca, alla quale però Antonia preferisce sin da bambina il silenzio delle montagne dove trascorre le vacanze. Molto dotata per lo studio, a soli 11 anni, nel 1922 viene iscritta al Liceo classico “Manzoni” dove si diploma nel 1930.
Le esperienze che vive negli anni adolescenziali hanno sicuramente un forte impatto sul resto della sua vita: l’adolescenza è un’età in cui tutto si vive e viene percepito con estremo coinvolgimento , in cui gli eccessi anche e soprattutto emotivi e sentimentali sono al centro dello sviluppo di ognuno.
Nel caso di Antonia Pozzi, le passioni che scopre tra i 15 e i 17 anni sono quelle di cui non riuscirà più a fare a meno.
A soli 15 anni inciampa in quel sentimento che tutti consuma: l’amore. Si innamora di Antonio Maria Cervi, suo professore di latino e greco al liceo, poco più che trentenne. Un amore impossibile quello tra i due, osteggiato dalla famiglia ma vissuto intensamente e poi spezzato nel 1933, quando Antonia si arrende e rinuncia a quella che definisce una “vita sognata” con l’uomo che ama.
oh, per averti sognata,
mia vita cara,
benedico i giorni che restano –
il ramo morto di tutti i giorni che restano,
che servono
per piangere te.La vita sognata - 25 settembre 1933
Questo sogno infranto ispira parte della sua produzione soprattutto dei primi anni ed è un dolore che va ad aggiungersi ai tormenti di Antonia, a quel dramma esistenziale nei confronti della vita che spinge poi la giovane poetessa a togliersi la vita.
Il 1929 è un anno cruciale nella sua breve, brevissima, esistenza, l’anno dell’inizio di grandi passioni lunghe una vita: a 17 anni inizia a scrivere poesia senza mai più smettere e si innamora perdutamente dell’alpinismo, della montagna, dell’immensità della natura e di quel mezzo artistico che diventa perfetto complemento della sua sensibilità poetica: la fotografia. Dal 1929 al 1938 produce 2847 scatti, raccolti in 12 album di poesia in immagini conservati nel suo archivio presso il Centro Internazionale dell’Università dell’Insubria di Varese.
Anche quando passeggia per i sentieri dei boschi o mentre scala le pareti rocciose delle Alpi, Antonia è sempre munita di macchina fotografica e sguardo poetico: il silenzio che la circonda in quelle occasioni stimola le riflessioni sul rapporto tra se stessa e la natura. La pace delle montagne dà sollievo al suo tormento interiore, la conforta e al tempo stesso la rende consapevole della limitatezza della sua esistenza, del rapporto impari tra la finitezza dell’uomo e l’infinito della natura.
Occupano come immense donne
la sera: sul petto raccolte le mani di pietra
fissan sbocchi di strade, tacendo
l’infinita speranza di un ritorno.
Mute in grembo maturano figli
all’assente. (Lo chiamaron vele laggiù - o battaglie. Indi azzurra e rossa
parve loro la terra). Ora a un franare
di passi sulle ghiaie grandi trasalgon nelle spalle. Il cielo
batte in sussulto le sue ciglia bianche.Le montagne - 1937
Antonia ancora adolescente riesce così a dotarsi degli strumenti per dare corpo alle sensazioni che il suo animo poetico e tormentato capta dal mondo circostante: osserva la realtà, la natura, le sue esperienze, le sue emozioni e le mette in versi.
“Perché la poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e che ci romba dell’anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell’arte. […] Perché non per astratto ragionamento, ma per un’esperienza che brucia attraverso tutta la mia vita, per una adesione innata, irrevocabile, del più profondo essere, io credo alla poesia. E vivo della poesia come le vene vivono del sangue”
Lettera a Tullio Gadenez - 11 gennaio 1933, da Poesia che mi guardi
La poesia è il perfetto catalizzatore emotivo, simbolico e artistico del suo sguardo sulle cose, sguardo spesso filtrato dall’obiettivo della macchina fotografica che è essa stessa uno “strumento poetico”: la fotografia fissa un momento effimero, che è già passato, scomparso, diluito nel tempo, rendendolo però immortale. La fotografia porta il passato nel futuro, dona all’istante fuggevole un assaggio di eternità. La poesia di Antonia Pozzi, in parallelo, cerca di immortalare attraverso l’equilibrio di parole, immagini, suoni e sillabe momenti apparentemente particolari ma in grado, grazie alla magia della parola, di diventare universali e di raggiungere nell’intimo chiunque la legga.
Nel 1930 Antonia entra all’Università Statale di Milano nella facoltà di Lettere e Filosofia, segue il corso di Antonio Banfi e nel 1935 si laurea in Estetica con una tesi su Flaubert in cui si interroga sul legame tra arte e vita: l’arte per essere tale deve uscire dal tumulto della vita ordinaria eppure senza immergersi nella vita non può esserci creazione artistica. Un dilemma che Antonia sente suo, come dimostra il suo triste epilogo
il 3 dicembre 1938 Antonia Pozzi si toglie la vita con un mix di barbiturici su un prato innevato nei pressi dell'abbazia di Chiaravalle. Ha solo 26 anni.
Eppure, nonostante la sua tragica biografia e la vita personale intensa sia forse oramai nota a molti, della potenza della poesia di Antonia Pozzi, tutt’oggi, a quasi un secolo dai suoi esordi con la scrittura, non c’è traccia nella storia della letteratura contemporanea, l’editoria si è per lungo tempo disinteressata alla sua opera che non viene di conseguenza assurta a classico imprescindibile della nostra lingua e di tutto questo ce ne chiediamo le ragioni.
Antonia Pozzi ha prodotto centinaia di poesie dal 1929 al 1937, ed è stata decisamente una poetessa contro-corrente rispetto alle tendenze canoniche della letteratura e della poesia di inizio ‘900 per un motivo fondamentale: è una parola poetica radicata nell’anima e, soprattutto, nel corpo di una donna. È una poesia precorritrice di temi e di linguaggi predominanti nella poesia del secondo ‘900 di autrici come Alda Merini, Amelia Rosselli o, andando all’estero, Anne Sexton e Sylvia Plath.
Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.Bellezza - 4 dicembre 1934
E forse questo è uno dei principali motivi per i quali l’accademia e gli intellettuali dell’epoca non accolsero la sua arte come avrebbe meritato: era una donna e scriveva - secondo il pregiudizio circolante - spinta da un sentimentalismo e una sensibilità tutta femminile - da considerarsi di fatto inferiore alla poesia dei veri poeti.
I primi a commentare negativamente i suoi versi sono proprio il suo mentore e professore universitario, il filosofo Antonio Banfi, che stronca la raccolta di poesie scelte intitolata Vita Sognata definendola “orribile”, e il suo collega e amico Enzo Paci che la invita a scrivere “il meno possibile”. Fortunatamente Antonia, dopo una battuta d’arresto dovuta all’iniziale delusione, mette da parte i consigli autorevoli e continua a scrivere poesia, l’unico modo che conosce per risolvere quell’annoso e tragico contrasto tra anima e vita.
Un’ulteriore conferma della considerazione minore riservata alle donne poetesse e scrittrici da parte dei colleghi letterati dell’inizio del ‘900 la troviamo nelle parole che il “canonico” e famoso Eugenio Montale, pur tra i primi estimatori di Antonia Pozzi, scrive nella prefazione della raccolta Parole del 1948:
Anima musicale e facile a perdersi nell’onda sonora delle sensazioni, la Pozzi stava già superando lo scoglio della poesia femminile, l’incaglio che fa dubitare tanti della possibilità stessa di una poesia di donna: e alludiamo appunto ai rischi della cosiddetta «spontaneità». […] Verso le nebbie e i pericoli della poesia pura probabilmente Antonia non si sarebbe mai avviata; ma si avverte ch’è in lei il desiderio di ridurre al minimo il peso delle parole, e che tale desiderio la faceva già in parte uscire da quella generica gratuità femminile che è il sogno di tanti critici maschi.
Montale, prefazione a Parole, 1948, Mondadori.
Per Eugenio Montale, e di conseguenza per il sistema culturale, letterario e accademico italiano del ‘900 che egli rappresenta, esiste una poesia femminile - che è uno scoglio da superare - e una poesia pura - che è un traguardo che, sempre secondo Montale, la poetessa difficilmente avrebbe raggiunto.
Ci piace pensare che il grande intellettuale possa essere caduto in errore.
Nell’aria della stanza
Non te
Guardo
ma già il ricordo del tuo viso
Come mi nascerà
Nel vuoto
Ed i tuoi occhi
Come si fermarono
Ora - in lontani istanti -
Sul mio volto.Convegno - 29 maggio 1935
D’altra parte da quanto si evince dalle carte del lascito di Antonia, pare che lo stesso amatissimo professor Antonio Cervi, per quanto altrettanto innamorato della giovanissima studentessa, fosse dell’idea che le donne scrittrici fossero un mondo a parte. In una lettera che Antonia gli scrive il 13 luglio 1929 da Pasturo, la poetessa dice:
E’ terribile essere una donna, ed avere diciassette anni.
Dentro non si ha che un pazzo desiderio di donarsi.
Ha ragione lei di dire che le donne non valgono niente.
Noi vediamo prima, ma i nostri occhi si chiudono anche prima. Scorgiamo le vette, ma, se qualcuna vi arriva, è perché ha in sé molto di virile.
Non pensiamo ci sia molto da aggiungere.
Antonia Pozzi non ha mai pubblicato i suoi versi in vita, tutti affidati alla sua scrittura chiara e ai suoi quaderni a quadretti, e se non fosse stato per i genitori, forse nessuno si sarebbe curato di ripubblicare e studiare le sue opere, che sarebbero rimaste a consumarsi in qualche baule dimenticato della casa in montagna della famiglia, a Pasturo, tra i posti dell’anima di Antonia, dove la scrittrice aveva spostato il suo archivio. Il padre ha sicuramente la grande colpa di averla censurata moltissimo ma gli si deve anche il merito di aver provveduto a una prima edizione privata di parte delle poesie nel ’39 e di aver insistito con Mondadori per le edizioni del ’43 e del ’48. La madre invece, alla sua morte, lascia generosamente in eredità alla Congregazione delle Suore del Preziosissimo Sangue di Monza la casa di Pasturo. Negli anni ‘80 una suora dell’ordine, Onorina Dino, si interessa alla figura della scrittrice - all’epoca già caduta nel dimenticatoio - quando inizia a studiare l’archivio per la sua tesi di laurea: ne diventerà una delle prime estimatrici nonché curatrici della sua opera, concentrandosi però forse più sui legami tra biografia, esperienza di vita, sentimenti e scrittura che sulla sua opera poetica in quanto tale.
Pensiamo che siano maturi i tempi per concentrarsi maggiormente sulla poetessa Antonia Pozzi, sulla sua scrittura in versi, sulle sue scelte stilistiche e metriche, insomma sulla sua figura di poetessa e sulla sua poesia pura finalmente disgiunta dalla sua tormentata, spontanea e femminile vita.
Alle soglie d’autunno
in un tramonto
muto
scopri l’onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d’uccelli
cui le ali non reggono più.La Vita - 18 agosto 1935
Il 9 luglio del 2013 muore a Savona Milena Milani, artista poliedrica e agitatrice culturale tra le più rilevanti del Novecento italiano, attiva sia sul versante della scrittura (come romanziera, poetessa e giornalista) che delle arti figurative (segnatamente pittura e scultura) nonché organizzatrice e curatrice di eventi culturali ed espositivi.
Il 14 luglio 1916 nasce Natalia Ginzburg, una delle voci più singolari, defilate e potenti del Novecento nazionale.
Il 26 luglio 1927 nasce a Roma Lorenza Mazzetti, scrittrice, pittrice e regista.
Il 27 luglio 1989 muore a Roma la scrittrice Paola Masino, una delle voci più poliedriche, visionarie, perturbanti e raffinate della letteratura italiana novecentesca.
Il 31 luglio 1940 nasce a Zurigo la scrittrice italiana Fleur Jaeggy.
DA LEGGERE
A giugno 2022 è uscito il primo numero, Issue n.1 della rivista culturale The European Review of Books che pubblica testi di letteratura, scrittura e dintorni in inglese e nella lingua originale dell’autore. Questo mese abbiamo letto:
questo testo dell’autrice palestinese Adania Shibli che si intitola On learning to write
Sul Manifesto, un pezzo di Laura Fortini sull’autrice Annamaria Frabotta, in occasione della pubblicazione di Velocità di fuga, l’unica opera narrativa dell’autrice datata 1989, consegnata per una nuova edizione alla collana Visionaria della milanese Fve nel 2022 (prefazione di Biancamaria Frabotta e una nota di Manuela Fraire)
Sul Tascabile, una recensione di Eloisa Morra su Lo spazio delle donne di Daniela Brogi, un saggio rivolto a chi pensa che la questione femminile non esista, nella speranza di “vincere le insidie della misoginia interiorizzata”.
Spunti per approfondire Donna Haraway: una lettura critica di Chthulucene.
Ursula K. Le Guin sul futuro della sinistra: un saggio ecologico e politico.
Direttamente dall’albero genealogico di una delle nostre scrittrici preferite, Brianna Carafa, la storia della nonna materna, Emilia Marianna de Frankestein Soderini, protagonista del racconto Ritratto di straniera dalla raccolta Gli angeli personali.
È stata pubblicata da poco, per ora solo in inglese, I Used to Live Here Once, una biografia di Jean Rhys basata su articoli mai letti, diari, lettere, fotografie e interviste che getta una nuova luce sulla scrittrice caraibica
DA ASCOLTARE
Il personalissimo podcast dell’attivista egiziana Mona Seif registrato nell’ottobre del 2020, in cui racconta le vicende della sua famiglia, dei suoi genitori, di sua madre Leila Soueif, sorella della scrittrice Ahdaf Soueif, di suo fratello Alaa Abd El Fattah, tuttora prigioniero delle carceri egiziane, di sua sorella Sanaa Seif, e di ciò che significa vivere nell’Egitto di Al Sisi.
Visible women, il podcast di Caroline Criado-Perez che riprende il titolo del suo fondamentale saggio del 2019 (in italiano Invisibili) e ne prosegue il lavoro. L’autrice, dati alla mano, mostra come il mondo sia a misura d’uomo e non di donna a partire da situazioni quotidiane. Il primo episodio parla dei dispositivi di protezione usati da medici infermieri: guanti troppo grandi, mascherine troppo larghe, pantaloni delle divise che non stanno su.
DA GUARDARE
Arriva nelle sale Io e Spotty, il nuovo film di Cosimo Gomez con Michela De Rossi e Filippo Scotti. Racconta la storia di Eva e Matteo, due ventenni un po’ outsider, ognuno alle prese con le proprie difficoltà. Matteo è introverso e depresso e si sente libero solo quando “diventa” il suo alter ego Spotty, un cane meticcio per cui assume anche una dog sitter (Eva, appunto, che a sua volta è preda di attacchi di panico e non riesce da tempo a dare più un esame). È un film sorprendente e noi siamo solo un pochino di parte, visto che il soggetto è di Giulia Morelli!
Landscapers è una miniserie Sky con protagonisti Olivia Colman e David Thewlis. Di base sarebbe una serie true crime: si racconta infatti la vicenda di due coniugi insospettabili che ammazzano i genitori (di lei) e si danno latitanti in Francia. Ma la narrazione è sorprendente, i richiami cinematografici numerosissimi, la recitazione magistrale (d’altronde, Olivia Colman).
Sempre a tema ecologista, un interessantissimo dibattito tra Ursula K. Le Guin e Donna Haraway, moderato dall’antropologo James Clifford (è forse Le Guin la nonna che ci meriteremmo?).
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