Mis(S)conosciute - La newsletter #8: Natalia GInzburg, Ilaria Gaspari e Ingeborg Bachmann
Scrittrici (e altre cose) tra parentesi
Ciao!
Questa è la newsletter di Mis(s)conosciute - scrittrici tra parentesi: noi siamo Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio e in questo spazio parliamo di tutto ciò di cui secondo noi si parla ancora troppo poco e di tutte quelle tematiche sulle quali vorremmo porre l’accento e accendere riflessioni. Le newsletter precedenti puoi trovarle qui.
In questi giorni ci sentiamo piuttosto frizzantine e speriamo di trasmettere la stessa frizzantezza anche a voi. I motivi? Il cervello che ricomincia a girare dopo la quiete vacanziera, forse (come se avesse mai smesso). Il nostro compleanno: due anni di cose belle che non ci aspettavamo e di soddisfazioni che non avevamo neanche lontanamente previsto. I mille progetti che abbiamo per noi e per voi nei mesi a venire.
(A tal proposito, non lo facciamo quasi mai, ma stavolta vorremmo approfittare di questo spazio: come sapete tutto ciò che lanciamo nell’internet è gratuito e vorremmo che restasse tale, perciò vi chiediamo - se vi va - di fare una piccola donazione su Ko-Fi per i due anni di Mis(S)conosciute. Un regalino, insomma. Se poi ci fate un regal-one vi mandiamo la shopper - ebbene sì, le abbiamo ristampate).
O forse è anche che sembra timidamente ricominciare la stagione degli eventi in presenza e non potremmo esserne più felici. È innegabile, dal vivo si scoprono cose e si incrociano realtà che altrimenti non avremmo nemmeno sfiorato.
Nei giorni scorsi a Roma abbiamo fatto un salto a Palazzo Brancaccio per visitare la Rivisteria di Frab’s nel nuovo fantastico spazio di Contemporary Cluster. È stato bello incontrare dal vivo Anna e Dario di Frab’s Magazine, parlare di cultura, di libri, di cose di carta e di cose da fare ora che, pian piano, la vita “vera” riprende. E a proposito di cose vere che ripartono, abbiamo rivisto il nostro gruppo di lettura, Strategie Prenestine, al Circolo Arci Sparwasser e siamo state alla presentazione di ARABPOP. Rivista di arti e letterature arabe contemporanee pubblicata dai nostri amici di Tamu.
Ma soprattutto siamo andate alla rocca di Castelnuovo di Porto alla mostra delle serigrafie di Mara Cerri per Else edizioni, illustrazioni magnifiche di cui ci eravamo già innamorate l’anno scorso, quando frequentavamo l’antro di Chiara e Marco a Tor Pignattara per progettare i nostri quaderni. Siete ancora in tempo, perché c’è anche il prossimo weekend all’interno della manifestazione Il paesaggio futuro curata da Castelnuovo Fotografia. Magari fate scoperte belle quanto e più delle nostre: l’artista palestinese Larissa Sansour, la fumettista Sara Colaone, e soprattutto ‘o post mio, un bellissimo progetto fotografico di Francesca Leonardi del quale sicuramente parleremo prossimamente).
Questo mese la newsletter è ricca di contenuti su Mis(S)conosciute forse un po’ più note del solito, almeno a chi ci conosce e ci segue dall’inizio: la bio(S)conosciuta del mese è Natalia Ginzburg; l’autrice raccontata nella rubrica Scrittrice legge Scrittrice è la “nostra” Ingeborg Bachmann, protagonista del nostro podcast, della quale Ilaria Gaspari ci ha regalato un bellissimo ritratto.
E per finire il Nobel, oh, il Nobel. Speravamo che andasse a una delle nostre beniamine di cui tanto si vociferava, chi lo sa, Annie Ernaux, Margaret Atwood, Jamaica Kincaid. Invece è andato ad Abdulrazak Gurnah: non fa niente, leggeremo anche lui con interesse. In effetti era difficile che venisse assegnato a due donne di fila; due e mezzo, se si considera quello di Olga Tokarczuk, vinto per il 2018, assegnato nel 2019. A proposito, a lei è dedicata l’ultima puntata del nostro podcast: l’avete già ascoltata? Vi è piaciuta? Avete consigli? Dubbi? Perplessità? Volete segnalarci un’autrice mis(s)conosciuta che dovremmo assolutamente leggere?
Ci trovate su Instagram o via mail. Rispondiamo sempre. Giurin giurello.
Uno spazio in cui una scrittrice ospite consiglia ai lettori di #missconosciute un’autrice da leggere: la sua autrice preferita, una scrittrice troppo poco nota, poco pubblicata, un libro poco conosciuto di un’autrice famosa o la scrittrice che secondo lei tutti dovrebbero leggere.
Ilaria Gaspari legge Ingeborg Bachmann
Sono nata a Milano, ma da qualche anno vivo a Roma. Una scelta piuttosto controcorrente, a quanto pare, in questo scorcio di secolo. Spesso mi chiedono perché, io rispondo: per amore, ed è vero. Ho studiato filosofia, prima a Pisa poi a Parigi. Mentre abitavo a Parigi, invece di fare quello che avrei dovuto (la tesi di dottorato), ho scritto il mio primo romanzo, Etica dell'acquario. Inaspettatamente il libro ha trovato presto un editore (Voland), da cosa è nata cosa e io ho continuato a scrivere, anche su diversi giornali e riviste. Nel frattempo ho finito pure la tesi di dottorato. Insegno in due scuole di scrittura, la Holden di Torino e la Omero di Roma; il mio ultimo libro è Vita segreta delle emozioni (Einaudi). Viaggio troppo, sono sempre in ritardo anche se esco in anticipo, perdo tempo, ho un cane che adoro.
“In passato non gli era mai riuscito di sapere come si viaggia. Saliva sui treni col batticuore e con poco denaro. Nelle città arrivava sempre di notte, quando fiumane di stranieri previdenti si erano già da un pezzo impadroniti di tutte le camere d’albergo e i suoi amici ormai erano andati a dormire. una volta, non essendo riuscito a trovare un letto, era andato a passeggio per tutta la notte. In nave viaggiava con un batticuore ancora più forte e in aereo tratteneva il respiro da quanto era estasiato.”
Ingeborg Bachmann - Il trentesimo anno
Ingeborg Bachmann, nata austriaca, a Klagenfurt, ma morta a Roma, vittima di uno strano atto mancato, dopo aver cercato per tutta la vita la casa di cui sentirsi castellana, ha scritto racconti, romanzi, poesie e lettere. Nelle fotografie che restano di lei ride molto, ha un sorriso bellissimo, una bocca che attira l'attenzione. Ride e fuma, doveva fumare come un turco, e infatti il suo atto mancato, che la portò a morire ustionata nell’ottobre del 1973 dopo un’agonia di venti giorni, fu innescato proprio da una sigaretta accesa; la brace che diede fuoco alla vestaglia di nylon, e lei addormentata – perché? come poteva essere caduta in un torpore così profondo? Si ipotizza siano stati i tranquillanti, con cui cercava sollievo ai suoi tormenti, alla stanchezza, all’insonnia – non si accorse del pericolo. Il fatto è che la sua morte bizzarra che sembra così ingiusta, a quarantasette anni appena, e il suo sorriso scaltro e aperto non sono solo materiale per aneddoti coloriti o per voyeurismi postumi; sono parte della sua figura di autrice, in un certo senso anche della sua opera. Bachmann, austriaca di nascita, influenzata nella sua formazione dalla raffinata analisi filosofica e linguistica del Circolo di Vienna, traumatizzata dall’avvento del nazismo con l’Anschluss e tutto quel che ne seguì, esordisce giovanissima, con versi già sconcertanti per pienezza e forza, nel contesto del Gruppo 47, un circolo di giovani autori per lo più tedeschi, che all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale cercano di curare la ferita profonda dell’esperienza nazista nella coscienza di una nazione devastata.
Scrive radiodrammi, poesie, saggi, racconti; vince premi, si innamora, e i suoi amori sono conflittuali, straziati. Esce a pezzi, in particolare, dalla relazione con lo scrittore Max Frisch, che in un romanzo racconterà la loro storia. Per Bachmann sarà difficile perdonarlo; altre ferite, in lei, le lascia la relazione breve ma infuocata con un altro grande poeta, Paul Celan. Ha molti amici con cui intrattiene corrispondenze fittissime.
Come molti tedeschi è attratta dall’Italia, ma la sua attrazione ha qualcosa di speciale, nell’irrequietezza randagia con cui, sradicata dall’Austria a cui sente di non appartenere, cerca una casa. Conosce Ischia e soprattutto Roma, che ama e a cui continua a tornare.
Nei primi anni ’60, vive due anni a Berlino, anni per lei decisivi; lì concepisce il progetto di una trilogia di romanzi che chiama Todesarten, ovvero: modi di morire. La trilogia rimarrà incompiuta; ma il primo volume, Malina, la sua autobiografia sognata, in cui l’io si divide in tre e diventa la storia di un triangolo, è finito, ed è un libro straordinario. Come Il trentesimo anno, la raccolta di racconti che la rivelò; come le sue interviste, le sue lettere. Definire il suo stile in poche parole è impossibile; Bachmann è rapsodica, incostante e profonda. Ci parla come da un abisso, ma senza pesantezza, con la forza incantevole delle immagini che distilla. È tutte le donne che ogni tanto cadono nel pozzo, e insieme è quasi una baccante, che sopra il pozzo, sull’orlo del precipizio, ride e ama e pensa e danza, e fuma, fuma, fuma.
Una domanda di #missconosciute per Ilaria Gaspari: Puoi consigliarci delle autrici contemporanee da riscoprire?
I nomi delle autrici da scoprire, quelle che avrei consigliato io, sono, credo, tutti già comparsi nella newsletter: Brianna Carafa, la scrittrice psicanalista dimenticata; Paola Masino, autrice sperimentale, spericolata, geniale. Anna Maria Ortese, di cui ho letto un racconto quando avevo 8 anni, mentre tutti dormivano dopo pranzo, e me lo ricordo ancora. E una che non ha bisogno di essere riscoperta, ma che leggo in continuazione, perché mi riconcilia con la vita: Wislawa Szymborska. Ah, e Iris Murdoch: leggete Il mare, il mare. È un libro bellissimo, di una filosofa che è anche una scrittrice.
Natalia Ginzburg
(1916 - 1991)
Trent’anni fa esatti, l’8 ottobre 1991, moriva a Roma Natalia Ginzburg, una tra le scrittrici meno Mis(S)conosciute della letteratura italiana, non solo contemporanea. Perché parliamo quindi di lei? Beh, per almeno due validi motivi.
Il primo è che la ricorrenza è proprio “spaccata” e non potevamo esimerci dal ricordare una delle voci più singolari, defilate e potenti del Novecento nazionale.
La seconda ragione è che il nostro progetto parte dall’assunto - che potremmo quasi definire, postulato - che all’altezza storica in cui ci troviamo più o meno qualsiasi autrice sia ancora a suo modo Mis(S)conosciuta: i romanzi e racconti della Ginzburg sono stati pubblicati, letti e premiati, nonostante i titoli astrusi, le sue commedie messe in scena e adattate per la tv, i suoi elzeviri stampati con regolarità sul Corriere della Sera; lei stessa compariva - non spesso ma nemmeno troppo raramente - in televisione, da intervistata, e la sua voce diffusa dalla radio non era un ascolto insolito.
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